La droga sparita e il delitto in stile mafioso

/ vittorio veneto
Quello di Metaj Besnik, l’albanese di Vittorio Veneto trovato morto tre anni fa, in un bosco vicino a Como, è un delitto che matura in provincia di Treviso. Tutto ha origine il 10 febbraio del 2017 quando gli uomini della squadra mobile di Treviso sequestrano 300 chili di marijuana stoccati in una casetta di legno in un bosco ad Arfanta di Tarzo. Un quantitativo enorme che all’ingrosso avrebbe fruttato un milione e 400mila euro.
Il giallo della droga sparita
Il blitz della polizia avviene in gran segreto, evidentemente per studiare le eventuali mosse dei trafficanti e Besnik, che custodiva quella grande quantità di droga, in concorso con Antonio Resera, 63 anni di San Pietro di Feletto, proprietario della casetta dov’era stoccata, quando scopre che non c’è più, è convinto di essere stato derubato. Non sa che a svuotarla è stata la polizia. Besnik ha pure dei sospetti su un suo connazionale tanto che per telefono lo chiama “la canaglia”. A quel punto Besnik, per continuare il suo traffico di droga, dopo una perdita così ingente, non può fare altro che cercare di recuperare dei vecchi crediti da trafficanti ai quali aveva di recente ceduto ingenti quantitativi di droga. Tra questi c’è Edmond Como (ironia della sorte lo stesso nome della città dove avviene l’efferato delitto), un albanese che da Besnik aveva ricevuto diverse partite di droga, decine di chili di hashish, che non aveva ancora pagato. Como è una sorta di intermediario tra Besnik e gli acquirenti, soprattutto calabresi. Per questo motivo quando Besnik viene a sapere di aver perso quei 300 chili di marijuana nascosti in un bosco di Tarzo, decide di chiedergli i soldi arretrati per poter riattivare la sua attività illecita. Ed è anche la sua condanna a morte. Edmond Como, uomo di fiducia di una cosca della ’ndrangheta con cui conclude affari di droga, aiutato da Arjan Drekaj, studia un piano per fare fuori Besnik.
le schede telefoniche
Si procura schede telefoniche da utilizzare con il suo complice, solo fino al giorno del delitto. Manda Drekaj a Vittorio Veneto per effettuare sopralluoghi dove Benisk vive con la compagna. Poi, il 5 febbraio 2017, Como prende un appuntamento con Besnik con la scusa di portarlo in Lombardia e saldare il debito. Dai tabulati telefonici, gli investigatori riescono a ricostruire il percorso in autostrada della vittima fino in provincia di Brescia dove il cellulare di Besnik aggancia l’ultima cella prima della sua scomparsa. Poi il nulla. È probabilmente quel giorno che si consuma il delitto. Besnik viene freddato con tre colpi di pistola alla testa e poi il suo cadavere viene sotterrato in un bosco ad Eupilio, vicino a Como. La modalità dell’esecuzione e l’occultamento del cadavere richiamano al “modus operandi” mafioso. Le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri di Como hanno permesso di risalire all’identità dei sicari e ad arrestarli: gli albanesi Edmond Como, finito in manette nel giugno scorso, e Arjan Drekaj, estradato venerdì scorso in Italia dalla Germania. Un’indagine molto complessa. Non basta, infatti, che il fratello della vittima, che vive a Colle Umberto, indirizzi le indagini su Edmond Como, dopo aver appreso da un albanese di nome Urim che la mattina della sua scomparsa Besnik aveva un appuntamento proprio con Edmond nei confronti del quale vantava un grosso credito per una cessione di hashish.
il cadavere e la fuga
I carabinieri scoprono infatti che entrambi gli assassini di Benik lasciano l’Italia il 5 aprile 2017, il giorno stesso in cui un gruppo di scout, impegnato in una giornata ecologica, scopre per caso il cadavere di Besnik in un bosco vicino a Como. Edmund Como lascia in tutta fretta l’Italia con la compagna e fugge in Albania, violando anche la misura cautelare dell’obbligo di firma che ha in atto presso una stazione di carabinieri della provincia di Lecco. Entrambi i presunti assassini di Besnik ricorrono a numerose accortezze per cercare di non lasciare traccia. Basti pensare all’uso di schede telefoniche attivate e dismesse solo in occasione dell’omicidio. L’assassinio si è consumato nell’ambito di un traffico di droga che aveva nella Marca la sua base ed è stato realizzato con freddezza criminale degna dei mafiosi fuori provincia.—
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