La Datalogic conferma i licenziamenti

Fallisce l'incontro tra azienda e sindacato: sit in davanti a Palazzo Giacomelli
Romano Volta, presidente e fondatore di Datalogic A sinistra, i lavoratori ieri mattina davanti a Palazzo Giacomelli
Romano Volta, presidente e fondatore di Datalogic A sinistra, i lavoratori ieri mattina davanti a Palazzo Giacomelli
 
La Datalogic conferma i 146 licenziamenti. Questo il verdetto uscito ieri dall'incontro tra azienda e sindacati ospitato a palazzo Giacomelli, sede degli industriali presidiata da un sit-in di protesta dei lavoratori decisi ad occupare ad oltranza la fabbrica. Per martedì è stato indetto invece uno sciopero in tutti gli stabilimenti con manifestazione davanti alla sede di Bologna.
 Non ci sono passi indietro o ripensamenti. La Datalogic conferma tutti gli esuberi che da qui a qualche mese porteranno parte della produzione verso la filiale trevigiana in Vietnam con conseguente chiusura dello stabilimento di Quinto. Fuori, in strada, una trentina di dipendenti della multinazionale hanno dato vita ad una nuova protesta con tanto di manichini raffiguranti operai impiccati, tecnici e addetti di linea ancora storditi per il nuovo corso degli eventi, impegnati fino a pochi giorni fa a turni di lavoro lunghi anche di 10 ore al giorno, sabato compreso, necessari per smaltire l'alta mole di ordini in arrivo da tutto il mondo. Il lavoro in Datalogic non è mai mancato e le ragioni della chiusura - possibile concorrenza in arrivo dall'estero, come comunicato nei giorni scorsi - non convince lavoratori e sindacati. «I licenziamenti sono irricevibili, lo ripeteremo fino a che siamo stanchi - avverte però il segretario della Fiom-Cgil Elio Boldo -. L'azienda ha dimostrato ancora una volta di avere un atteggiamento del tutto irresponsabile, come abbiamo ricordato oggi al tavolo. Oltre a non aver dato nessun preavviso riguardo la chiusura hanno disatteso l'accordo siglato con noi meno di due anni fa, nel quale veniva chiaramente detto che a fronte di 70 licenziamenti non avrebbero più chiesto esuberi per almeno 24 mesi. Un piano diventato carta straccia e che faremo valere al tavolo negoziale. Non ci si può rimangiare la parola data senza offrire giustificazioni valide». L'azienda leader nella produzione di sistemi e tecnologie per la lettura dei codici a barre e la raccolta dati presieduta dal fondatore Romano Volta, ha chiesto di entrare subito nel merito degli ammortizzatori sociali, dando avvio il prima possibile alla fase di concertazione che porterà alla chiusura dello stabilimento trevigiano. «Non siamo disposti a parlare di questo, vogliamo che l'azienda si impegni per offrire un futuro ai suoi dipendenti che in tanti anni hanno mandato avanti con profitto una fabbrica modello» continua Boldo forte fortedel sostegno delle rsu degli stabilimenti di Bologna e Teramo presenti ieri a Treviso, che hanno indetto uno sciopero aziendale per martedì con protesta davanti al quartier generale di Datalogic a Lippo di Calderara di Reno in vista dell'incontro a Roma con il ministro Sacconi.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso