La coscienza di Zeno, in scena la crisi dell’uomo moderno

È un'opera che testimonia il male dell’anima moderna. Il Teatro Comunale Mario Del Monaco di Treviso propone una tre giorni - venerdì 1 marzo e sabato 2 alle 20.45, domenica 3 marzo alle 16 - all'insegna di uno dei romazi più significativi del “secolo breve”, il Novecento, scritto nel 1923 da Italo Svevo e adattato per le scene nel 1964 da Tullio Kezich. Si tratta de “La coscienza di Zeno” con la quale lo scrittore, nato (quinto di nove figli) a Trieste nel 1861 con il nome Aron Hector Schmitz e morto a Motta di Livenza (dove è sepolto) in seguito ad un incidente stradale nel 1928, abbandona il modulo romantico ottocentesco e introduce l’aspetto tutto novecentesco dell’introspezione.
Approfondisce, infatti, la sua diagnosi della crisi dell’uomo contemporaneo che è tanto più grande quanto maggiore ne è l’autoconsapevolezza, in una sintesi di filoni di pensiero contraddittori e, spesso, difficilmente conciliabili. Nei panni del protagonista c’è Giuseppe Pambieri, attore tra i più versatili della scena italiana, dopo che il Comunale lo aveva applaudito nella stagione 1987-1988 una indimenticabile interpretazione di Giulio Bosetti. Si sono cimentati nei panni di Zeno Cosini altri due attori cari alla Marca: Alberto Lionello nel 1964 e Massimo Dapporto nel 2002. I protagonisti di questa storia, ridotti a subire la vita con sofferenza rassegnata ed insieme lucidamente consapevole, riflettono la problematicità dell’uomo del primo Novecento che, sotto apparenti certezze, avverte il vuoto, causa principale dell’inquietudine e dell’angoscia esistenziale. Per questo l’opera di Svevo è idealmente vicina a quella di Pirandello, Joyce, Proust.
Sullo sfondo di una Trieste cosmopolita e mercantile ma anche crogiolo culturale della mitteleuropa tra la fine della Belle Epoque e la Prima guerra mondiale, si svolge la vicenda di Zeno Cosini, che, partendo da una seduta psicanalitica, evoca i momenti salienti della sua vita (la morte del padre, l’amore non ricambiato per una fanciulla, il matrimonio di ripiego con una sorella di lei, la rivalità con il cognato Guido - che muore suicida - la relazione extraconiugale con Carla). Fragile e inadeguato di fronte ai cambiamenti della società, pieno di tic e di nevrosi, si dichiara “malato”, ma la sua malattia è tutta di origine psicologica. La regia è affidata a uno dei maestri del teatro italiano e internazionale, Maurizio Scaparro. Ingresso da 8 a 31.
Per "Dialoghi sul teatro" sabato alle 17, agli Spazi Bomben di via Cornarotta, Giuseppe Pambieri e gli attori della Compagnia incontrano il pubblico trevigiano intervistati da Isabella Panfido. Informazioni sui biglietti disponibili: tel. 0422 540480; www.teatrispa.it biglietteria@teatrispa.it.
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