La CM è fallita, 39 lavoratori restano a casa

Gorgo. Morrone nominato curatore fallimentare, il 4 maggio l’udienza per l’esame dello stato passivo

GORGO AL MONTICANO. Fallita la CM Costruzioni Meccaniche: in 39 perdono il posto di lavoro. L’azienda, specializzata nella produzione di cassoni scarrabili adatti alla raccolta e al trasporto di diversi tipi di materiali, era presente nella zona industriale gorghense da oltre vent’anni. La settimana scorsa il tribunale di Treviso ha dichiarato il fallimento aziendale nominando giudice delegato Elena Rossi, curatore fallimentare il commercialista Giuseppe Morrone con studio a Treviso e fissando al prossimo 4 maggio l’udienza per l’esame dello stato passivo davanti al giudice delegato.

«Dopo un anno di cassa integrazione straordinaria», commenta il funzionario della Fiom Cgil Manuel Moretto, «l’azienda non è riuscita a produrre un nuovo piano industriale di rilancio dell’attività nè c’è stato interesse da parte di qualcuno a rilevare la CM. Si tratta di un’azienda che storicamente aveva la sua importanza dato che per anni è stata leader nel territorio nel suo settore». All’origine della crisi dell’azienda pare ci sia la crisi di liquidità dovuta ai pagamenti in ritardo delle commesse, in particolare della pubblica amministrazione. Nell’ultimo anno, peraltro, la situazione era stata molto tesa: nell’aprile dell’anno scorso i lavoratori avevano anche protestato in quanto la proprietà non aveva concesso loro di svolgere una riunione sindacale all’interno dell’azienda.

«Le relazioni con i vertici aziendali non sono mai stati facili», ammette Moretto, «ed ora arriviamo in questo modo all’epilogo della vicenda». Conclude Moretto: «Molti lavoratori avevano lasciato l’azienda durante l’anno appena trascorso. «Una decina di lavoratori si sono dimessi l’anno scorso per giusta causa, in quanto in arretrato di parecchie mensilità. Altri cinque o sei continuavano a lavorare, mentre per una quindicina, quelli collocati in cigs, si stava aprendo una procedura di mobilità». L’ultima speranza rimasta è che qualcuno rilevi il capannone dal fallimento e faccia ripartire l’attività.

Claudia Stefani

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