La ciclabile di Viale Vittorio Veneto: a Treviso è scontro giunta-Lega

Il Comune: «Stiamo lavorando per mettere a norma la pista ciclabile» Il Carroccio: «Se la smantellate vi denunciamo alla Corte dei Conti»
AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO PISTA CICLABILE IN V.LE VITTORIO VENETO
AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO PISTA CICLABILE IN V.LE VITTORIO VENETO

TREVISO. L’assessore Ofelio Michielan ne fa un punto d’onore, dopo le polemiche: la pista ciclopedonale di viale Vittorio Veneto, fra le prime opere pubbliche del borgomastro Gentilini, andrà messa a norma. «Certamente protetta e allargata, stiamo studiando come ritoccarla, in larghezza e e relativamente alla protezione... se poi il tracciato figura comunque nel nostro bici plan, potremo anche intervenire in tempi brevi, compatibilmente con le risorse», annuncia.

Ma è la Lega che già lo mette sul chi va là: «Gli esponenti del centrosinistra e della giunta Manildo, assessore in primis, sono invitati a collegare la bocca al cervello prima di parlare», attacca l’ex assessore Bepi Basso, titolare del referato dal 2003 al 2013, «terremo d’occhio quel che farà la giunta su quel manufatto: abbiamo sentito parlare di demolizione, di ricostruzione, di messa a norma, che forse è doverosa per le norme sopraggiunte nel frattempo. Ma attenzione: se la messa a norma costerà più del previsto siamo pronti a far denuncia alla Corte dei Conti per danno erariale».

La diatriba continua, quindi. A 20 anni suonati, la pista ciclabile dei Passeggi torna d’attualità. Curioso caso di multipaternità politica – la varò l’ultima giunta Dc, per avere i fondi regionali, la Lega di Gentilini accelerò i tempi una volta insediata, per non perdere i contributi da Venezia dopo la fase del commissario prefettizio Iannuzzi - mentre oggi viene scandagliata ai raggi «x». Tecnicamente, storicamente e proceduralmente.

C’è chi dice che sia stata fatta in deroga, chi addirittura che manchi il collaudo previsto dalla legge. E chi ribadisce: la legge ha sempre distinto la pista ciclabile (sempre sopraelevata) dal percorso ciclabile (a livello stradale e separato).

«Voglio ricordare una cosa sola», continua Basso, «i fondi arrivavano allora e arrivano oggi a opera compiuta, e solo se l’iter tecnico è stato completato in tutti i passaggi: dunque l’opera doveva avere sia il certificato tecnico amministrativo che il collaudo. Altrimenti i contributi non sarebbero arrivati. Punto e stop». Sull’opera in deroga siamo andati a scomodare la memoria dell’allora assessore ai lavori pubblici, l’architetto Gianni Campeol: «Non mi risulta proprio, gli uffici approvarono il progetto del professor Alberto Cecchetto, allora uno dei maggior esperti. Ed era fatta rispettando le norme allora esistenti. Ci fu un lungo incontro con la Soprintendenza, nella persona dell’architetto Rallo, perché c’era un problema con le assialità rispetto a porta San Tomaso e ai percorsi storici. E tutto era nato da uno studio precedente dei vigili, la strada aveva un alto tasso di incidentalità».

L’ultima provocazione arriva intanto da Luigi Calesso, segretario di Impegno Civile: «Prima di rottamare la pista ciclabile di viale Vittorio Veneto, che potrebbe diventare spazio per una corsia riservata alla mobilità alternativa, vedi minibus elettrici, consiglierei alla giunta di spostare la statua di Del Monaco da piazza Borsa, impegno preso con i cittadini e sin qui non rispettato».

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