«La Chiesa ha bisogno di un altro don Nilo»

Rua di Feletto, commosso ricordo del vescovo ai funerali di monsignor Faldon: «Esempio di sapienza»

SAN PIETRO DI FELETTO. «Speriamo che in futuro ci siano altri parroci come don Nilo Faldon». Così ha chiuso la sua omelia il vescovo di Vittorio Veneto, ieri pomeriggio, durante i funerali di don Nilo a Rua di Feletto. Monsignor Corrado Pizziolo ha ringraziato don Nilo, scomparso la settimana scorsa a 94 anni, «perché ha amato e servito la nostra chiesa, con un atteggiamento sempre stimato dalle persone che lo circondavano». Dopo una vita dedicata allo studio e alla divulgazione della storia locale, all’insegnamento, alla chiesa in tutti i suoi aspetti culturali e spirituali, l’ultimo don Nilo – ha rivelato il vescovo dal pulpito – ha dovuto combattere con una brutta forma di depressione, durante il ricovero all’Opera Immacolata di Lourdes, a Conegliano: «Era molto triste, perché diceva di aver perso la memoria. Ma bastava stimolarlo su qualche evento storico, e subito si vedeva una ripresa straordinaria. Fra pochi giorni avrebbe celebrato 72 anni di vita sacerdotale. Don Nilo è stato un grande dono per la nostra chiesa, ha amato profondamente e servito questa diocesi approfondendo la conoscenza della sua storia, e divulgandola con passione. Una sapienza, la sua, accompagnata sempre da una grande speranza». Ieri in 150 hanno voluto salutarlo per l’ultima volta a Rua di Feletto, ma sarebbero stati molti di più se il clima fosse stato un po’ più clemente. All’arrivo della salma, accolta da uno dei cugini che abitano ancora a Rua, la benedizione di don Adriano Bazzo (parroco di San Pietro e Rua) e il saluto rispettoso dei sindaci Loris Dalto (San Pietro) e Floriano Zambon (Conegliano), i due paesi che hanno segnato la vita di don Nilo. Nato a Pieve di Soligo, si era spostato giovanissimo a Rua, dove lavorava la mamma, ostetrica. A Conegliano, invece, don Nilo ha legato una delle sue opere più importanti, il lavoro di traduzione e ripubblicazione degli antichi statuti della città. Oltre all’immensa mole di informazioni e pubblicazioni, don Nilo ha restituito alla sua amata San Pietro, di cui era l’unico cittadino onorario, anche un oggetto particolare: il calice che utilizzò durante la celebrazione del 25esimo di sacerdozio. (adp)

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