Jet privato, gessi del Canova, privè allo stadio. Ecco la Veneto Banca da smantellare

In vendita i simboli della «Montebelluna da bere» dell’ex ad di Veneto Banca, Vincenzo Consoli. Gessi del Canova e quadri di Guardi, pezzi di Seguso e un ristorante privato
Consoli e il Jet di Veneto Banca
Consoli e il Jet di Veneto Banca

Ve l’immaginate la scena all’aeroporto di Francoforte? Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi che esce da un volo di linea Alitalia. Poco distante, i manager di Veneto Banca che scendono dalla scaletta del jet privato dell’istituto di Montebelluna.

«Cominciamo ad eliminare lussi e sprechi» la prima cosa che ha detto il neo presidente di Veneto Banca, Beniamino Anselmi, sotto al lampadario in vetro di Murano – quello nella sala del consiglio di amministrazione – «che costerà almeno sessantamila euro». Non aveva ancora notato quello, grande tre volte tanto e firmato da Seguso, dell’atrio del quartier generale di Montebelluna. Tant’è.

Lussi e sprechi, dunque. Salta agli occhi l’aereo, comprato una prima volta al 50% da una indebitata Replay a titolo di garanzia e poi incredibilmente ricomprato nuovo nel 2012 per 10,7 milioni di euro e utile «per far risparmiare tempo ai manager» disse una volta l’ex ad Vincenzo Consoli. Non è l’unico lusso ma certamente quello che colpiva l’immaginario collettivo, il Lear jet 60 Xr targato I-GSIN da sette posti - autonomia 4500 chilometri – e parcheggiato in un hangar dell’aeroporto di Treviso in attesa di un compratore, che finora non sembra disposto a sganciare più di 4 milioni.

Ma se il jet privato è il simbolo più evidente del lusso, il centro servizi di Montebelluna, cinque piani di cemento che assomigliano a una nave da crociera (costati 24 milioni di euro), e la villa Loredan Gasparini di Venegazzù, comprata nel 2008 da Benetton per diciotto, giusto prima della crisi, ne sono i simboli più tangibili. A Montebelluna c’è un piano con al centro delle piante di ulivo, in una rappresentazione un po’ pacchiana dell’eden. Per non parlare della sede milanese in piazza Affari, davanti la Borsa, o i palazzetti comprati per le banche estere a Bucarest, Timisoara, Tirana, Zagabria e Chisinau.

Al quinto piano del quartier generale di Montebelluna le pareti in boiserie, i lampadari di Seguso, i bagni in alabastro, i giardini pensili per godere del panorama e un ristorante con chef privato. Un piano rigorosamente riservato ai top manager, agli amministratori e naturalmente ai selezionati ospiti. Nel suo ufficio, Consoli mostrava orgoglioso la «Veduta del canale di Mazzorbo» di Guglielmo Ciardi valutato 300 mila euro e un «Rio dei mendicanti» di Francesco Guardi da 600 mila agli imprenditori del Nordest, che del resto non sembravano coglierne il valore. Nel vicino ufficio l’ex presidente Trinca godeva di una più modesta veduta di San Pietro di Ippolito Caffi. E poi nel corridoio tele di Noè Bordignon, Emilio Vedova, Luigi Nono. Pezzi che, per fortuna, non perderanno il loro valore come hanno fatto le azioni del castello di carta della banca. Come non lo perderanno i due gessi del Canova nel grande atrio centrale, sotto allo spettacolare lampadario di Seguso e accanto all’auditorium allestito con rosse poltrone Frau.

A Villa Loredan fanno bella mostra di sè altri pezzi di pregio: un trumeau da parata da trecentomila euro, scrittoi ebanizzati del Seicento ed altre tele ed olii di pregio. In un’ostentanzione assolutamente inutile, visto che anche la villa è da tempo sul mercato perché seminutilizzata dalla banca.

Grazie alla sponsorizzazione della Juventus (un milione di euro l’anno per un triennio), Veneto Banca godeva di uno sky box privato allo Juventus Stadium oltre che di un nutrito numero di posti numerati. E ai tempi si faceva la coda.

Ora gli anni della «Montebelluna da bere» sembrano definitivamente alle spalle. Il nuovo manager Cristiano Carrus ha iniziato a liberarsi delle 150 auto blu per dirigenti e quadri. Niente più oceaniche assemblee, anche perché il conto ormai sfiorava i 300 mila euro. E il neo presidente Anselmi ha già detto: «Dal prossimo consiglio si mangia tutti in mensa». Finalmente Quaresima.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso