Iva sui rifiuti, rimborsi per 5 milioni

La Cassazione gela Ca’ Sugana e Treviso Servizi: «Sulla Tia niente imposte indirette». In arrivo una pioggia di ricorsi
Di Alessandro Zago

La tassa rifiuti non può essere assoggettata all’Iva, lo ha stabilito in via definitiva la Cassazione: terremoto in vista per le casse della società comunale di raccolta rifiuti, la Treviso Servizi. E quindi per le casse di Ca’ Sugana stessa: potrebbero essere ben presto affossate da una valanga di contenziosi e ricorsi da parte dei cittadini intenzionati a ottenere il rimborso dell’Iva pagata sulla Tia almeno degli ultimi 5 anni, termine medio prima della prescrizione, ma potrebbero anche salire a 10 anni: circa un milione di euro l’anno. Una mazzata. Sì perché, sentenza della Cassazione alla mano, il giudice ordinario interpellato dai cittadini in prima battuta pretenderà che il rimborso venga anticipato subito agli utenti direttamente dalla Treviso Servizi, la quale solo in seconda battuta, ma con molto ritardo, potrà chiedere di essere rimborsata dallo Stato, dato che l’Iva sulla tassa rifiuti viene girata direttamente a Roma, non resta a Treviso.

Insomma, uno sconquasso. Sempre che, come escamotage, la Treviso Servizi non si renda disponibile ad accogliere gratuitamente e in prima persona i ricorsi degli utenti per poi girarli alle Entrate, facendosi tramite del rimborso evitando così contenziosi legali.

Una rivoluzione a livello nazionale che, nel solo capoluogo, potrebbe alleggerire quest’anno di 5 milioni di euro il bilancio comunale (per, appunto, almeno 5 anni di rimborsi). Insomma, i residenti del capoluogo hanno diritto al rimborso dell’Iva applicata sulla Tia (tariffa di igiene ambientale che ha preso il posto della vecchia Tarsu). E questo perché la Cassazione, con la sentenza numero 3756 dell’8 marzo scorso ha confermato l'illegittimità dell'Iva sulla Tia, già sancita dalla sentenza 238 del 2009 della Corte Costituzionale, che aveva stabilito che la Tia è una tassa e non una tariffa e che quindi sulla stessa non è applicabile l'Iva, che è pari al 10%. A livello nazionale la decisione interessa 17.000.000 di utenti mentre a Treviso città per le oltre 30.000 utenze interessate si può calcolare appunto un rimborso complessivo di un milione di euro all’anno per almeno cinque anni, pari a un rimborso medio, per i cinque anni, di circa 150 euro a utenza. «Il governo Berlusconi – dice Gigi Calesso di Un’Altra Treviso, alfiere della battaglia contro l’Iva sulla Tia – per evitare il fioccare dei rimborsi, contro una precedente sentenza della Consulta aveva pubblicato la circolare 3 del 2010 più un decreto interpretativo cambiando nome alla Tia da tariffa di igiene ambientale “Tia 1”, in tariffa integrata ambientale “Tia 2”, etichettandola come prestazione di servizio su cui è applicabile l'Iva, cioé ne aveva cambiato solo il nome senza cambiare la sostanza. Ma gli utenti – spiega Calesso – hanno già vinto molti ricorsi davanti ai giudici di pace di Genova, Alessandria, Prato e, per quanto ci riguarda più da vicino, alla commissione tributaria di Treviso a opera di un residente di Preganziol». Calesso è netto: «Ora non ci sono quindi più scuse neppure a Treviso: Ca’ Sugana e la Treviso Servizi devono intervenire per chiudere la vicenda una volta per tutte, dando finalmente piena applicazione alle sentenze della Corte Costituzionale e della Cassazione, restituendo cioé l'Iva pagata indebitamente da decine di migliaia di cittadini, anche attraverso uno storno sulle future bollette. Avremo una risposta positiva o, come per il doppio canone fognario, dovremo attendere una legge che obblighi i nostri amministratori a restituire il maltolto ai trevigiani?». I ricorsi possono essere presentati al gestore del servizio pubblico, in questo caso alla Treviso Servizi, proprio perché è il gestore che ha applicato la tariffa e quindi addebitato l'Iva. E, in caso di controversie legali, la competenza è sempre del giudice ordinario e non delle commissioni tributarie.

L’assessore al Bilancio Zugno mette le mani avanti: «E’ l’ennesimo pasticcio all’italiana. Ma certo non possiamo permetterci di anticipare simili somme: sarebbe un disastro».

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