«Io, Palo Immezzo non mi sposto Ho visto passare tante giunte...»

Fa il palo ma non dà l'allarme ai ladri quando arriva la polizia. È un pilone, ma non gioca a rugby. Ha steso un sacco di gente ma non fa il massaggiatore e neanche il boxeur.
È un grande e storico rompiscatole, eppure non parla mai, guarda tutti dall'alto ma non è presuntuoso. Eppure potrebbe esserlo: in questi giorni ha vinto la sua più grande battaglia: tutti lo volevano spostare a margine, lui è riuscito a far spostare nientemeno che la più nota pista ciclabile di Treviso.
Questa è la storia del signor Palo Immezzo, abitante in via Roma dalle parti della Grande Palla, fronte tabaccaio. È un testimone del tempo e la sua storia l'abbiamo raccolta in forma d'intervista.
Signor Palo, tutti pensano che lei abbia dei santi in paradiso. Invece di spostare lei, che stava in mezzo alla pista ciclabile con tanto di curvetta e rampetta, hanno spostato la pista.
«Mi costa molto rompere il silenzio che ho osservato finora, ma devo farle notare che lì io c'ero già, quando a metà degli Anni '90 hanno fatto la ciclabile. Anzianità fa grado ancora, o no? Se poi lei pretende che le dica che quello che mi ha inglobato nella pista delle bici è un cretino, io devo darle il mio punto di vista: stando lì ho anche preso qualche pacca, ma ho conosciuto un sacco di gente. Ecco, la gente sì l'ha detto spesso "quello lì è un cretino". Ma poi l'ha votato ancora».
Sì, però questa vittoria ha del clamoroso: lei ha battuto una cintura nera settimo dan di karate, il tosto Michielan.
«Io non ho battuto nessuno. Non mi son mosso, io sono un lottatore di sumo, non un maestro di karate».
Non le sta simpatico Michielan?
«Come no, la sua ciclabile è impeccabile, protetta, e soprattutto mi lascia una leadership. Per quanto...».
Dica.
«No, niente, ma io ho un fratello molto più giovane, un po' meno noto, ma che fa il mio stesso mestiere: sta in mezzo alla ciclabile che dalla stazione porta all'incrocio di Dal Negro. Regge il grande tabellone con le indicazioni stradali. È quasi buffo quanto me, ma è figlio di Gentilini...».
A proposito, la sua diatriba con la ciclabile quante giunte ha visto passare?
«Vediamo, mi faccia fare il punto. Gentilini Uno, Gentilini Due, Gobbo Uno e Due e il ragazzo di adesso, quello con la bici pajassa... Manildo si chiama, giusto? No, non mi ha mai sbattuto addosso, è un ciclista per finta, anche se si è agghindato per la Pinarello».
E anche parecchi assessori ai lavori pubblici...
«Eeeesatto. Cappellotto dagli occhi cerulei, Franco Favaro detto Cartongesso, il povero Basso che gli scoppiavano tutti i tubi sul Put e Ofelio Michielan che mi ha portato rispetto».
E i comandanti dei vigili?
«Va bene, adesso però si chiamano polizia urbana. Dal rigoroso Carlomagno, che infatti sbattè la porta, a Capitan Fracassa Salmaso, alla Franzoso fino all'attuale. Tra i testimoni della diatriba metterei anche la mobility manager Mingardo. Lei sì ha pensato di spostarmi. Ma io le ho fatto vedere che io ero Immobility Manager».
Purtroppo stando in quel posto lei ha assistito anche a qualche morte importante.
«Un paio di bar, un'edicola, l'agenzia di viaggi, la panchina di Genty, la sede della Camuzzi, i nomi delle corriere, da Siamic a La Marca fino a Mom. In vent’anni ho visto passare generazioni di studenti, di anziani, di immigrati, di borsaioli, di amanti del cinema che venivano a leggere i tabelloni».
Per molti è stato fatale...
«Sì, dagli imbriaghi ai ladri di biciclette stranieri e italiani, da qualche impacciata signora a numerosi giovanottini con la scatto fisso senza freni. Guardi che ho fatto nero anche qualche gomito di giornalista, eh? I nomi? Nessuno ammetterebbe mai di aver sbattuto addosso a un Palo che sta in mezzo a una pista ciclabile. Così rischierei la querela, anche perchè tutti si rialzavano facendo finta di nulla e, devo osservare, nessuno ha mai denunciato tecnici e assessori per le botte prese. Funziona così anche per le elezioni, sa».
Sappiamo, sappiamo. Un consiglio: faccia il Palo e continui a non interessarsi di politica come ha fatto finora. La ha portato bene, in fondo, no?
Antonio Frigo
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