«Inventiva, e un po’ di fortuna»

di ANDREA PASSERINI
I segnali di ripresa che arrivano, ma ancora non si consolidano e non si diffondono. Un 2014 durissimo che si chiude all’insegna della moria delle botteghe, del turnover che aumenta in maniera esponenziale, mentre gli esercizi commerciali dei centri storici non trovano ancora una loro stabilità nell’epoca della crisi, a fonte del settore alimentare e della distribuzione che ha migliori performance, anche rispetto alla grande distribuzione. Sono tempi di chiaroscuro, questi, non di tinte forti. E di congiunture ancora poco decifrabili.
Per la prima volta, il commercio al dettaglio entra nel dossier Top 5500, sulla scia delle 11 aziende che hanno conquistato un posto nella speciale graduatoria economica che fotografa le migliori realtà della Marca. Un segno importante, con tute le specificità di un settore che viaggia su binari con altri scartamenti, con altri assetti finanziari e altre lunghezz ed’onda . Ne parliamo con Renato Salvadori, da pochi mesi tornato al timone di Ascom Confcommercio provinciale, dopo una parentesi in politica. L’Ascom di Treviso e della provincia è una realtà con quais 10 mila associati e una rete capillare di delegati e fiduciari che copre il territorio della Marca, con 4 centri di formazione, un centro studi , una scuola di sociopolitica attiva da 10 anni e un osservatori sui consumi con rilevazioni trimestrali e il periodico online marcaterziario.it
Salvadori, il commercio al dettaglio fa i conti con una crisi pesante. In molti dicono che il settore smentisca lo slogan piccolo è bello.
«Non farei questioni di dimensioni, e allo stesso modo non distinguerei per tipologia. Credo ci siano due tipi di commercio: quello che si reinventa e progetto il suo futuro, e chi si accontenta di continuare come ha fatto sin qui. Tutti e due soffrono, ma il primo potrà vedere qualche barlume, il secondo non ha speranze».
Innovazione decisiva anche per il commercio?
«Senza dubbio. Ma non nascondiamoci: tecnologia, riposizionamento sul mercato non sono indolori, passano per una riduzione del personale»
Allora vedremo l’uscita dalla crisi con aumento della disoccupazione?
«E lo scenario che bisogna evitare. Con le idee, con la flessibilità, e con un nuovo modo di pensare. Radicarsi sul territorio e internazionalizzarsi, per dirne una, non sono affatto in contraddizione, anzi. Faccio un esempio: con il web certo devo ridimensionare il personale, ma creo nuove opportunità in altre voci, penso alla logistica, allo stoccaggio, al customer care, alle costruzioni di listini virtuali».
Sta delineando il negozio o l’attività « glocal» del mondo 2.0?
«In un certo senso sì. E aggiungo un’altra provocazione: il punto vendita può trovare un senso anche nell’economia web, se diventa l’appoggio reale all’acquisto del prodotto in rete».
Sta parlando in questo caso del tessile e dell’abbigliamento?
«Non solo, sono possibilità per salvaguardare anche i negozi di prossimità e realtà più piccole, nel momento in cui trovano un loro spazio».
È stato un 2014 molto duro per il vostro settore. Le previsioni per il 2015?
«Il dato di fondo è che finchè c’è questa tenaglia fra un potere di acquisto ancora basso del consumatore e la perdita di fiducia dell’imprenditore, non se ne esce a breve e il quadro resta fosco. Nemmeno l’imprenditore può accendere la scommessa, anche non da solo, diciamo mettendosi in due, senza una riduzione vera di tasse e di burocrazia»
Non rischia di diventare una sorta di giaculatoria, questa?
«Posso anche ammetterlo. Ma detto questo, una soluzione va trovata, la competitività non un optional, per la ripresa è indispensabile. Carico fiscale e adempimenti senza fine sono una spada di Damocle oggettiva, non credo siamo i soli a lamentarlo»
Altro tasto dolente che il commercio lamenta è l’aumento dei costi. E soprattutto quello degli affitti, per chi opera nei centri storici.
«Confido molto nel ritorno dei bandi del commercio approvati dalla Regione. In primis perché coinvolgono tutte le parti interessate. E sono previsti i manager di distretto, i piani finanziari».
Intanto c’è chi registra segnali di controtendenza. Anche in settori chiave come l’automobile: stanno aumentando le immatricolazioni, in questi ultimi mesi dell’anno .
«Vero, ma non sono consolidati, e ancora non diffusi al punto tale da autorizzare a essere ottimisti. Certo non vanno nemmeno sottovalutati».
Salvadori. lei ha una sua ricetta, dalla base della sua lunga esperienza associativa?
«No, ma sono sempre stato schietto. Il 2015 sarà all’insegna dell’ “ognuno per sè e Duo per tutti”, sperando in qualche modo di intercettare la ripresa».
Viva la sincerità. Ma dia almeno tre consigli.
«Inventiva, intelligenza, e un pizzico di fortuna»
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso