Intramontabile Redford la faccia giusta dell’America

di Manuela Pivato
Il conguaglio generazionale di Venezia69 sbarca al Lido in giacca bianca, fisico da ragazzo e capello rossiccio. Arriva dopo la grande pioggia, sui resti del delirio orgiastico di "Spring breakers", tra le frange oltranziste della Mostra che devono tener duro ancora per due giorni e poi mangeranno di nuovo con le posate. Con il film fuori concorso "The company you keep", Robert Redford riporta al festival la consapevolezza che l'età serve a qualcosa e che il divismo può anche suscitare sentimenti equilibrati e non necessariamente da schizzati.
Insieme a lui la Mostra del cinema ritrova le buone maniere, il tratto garbato e salda così il gap anagrafico tra i vent'anni di Selena Gomez e i suoi settantacinque. Grazie a Robert Redford può riprendersi la scena che le spetta un'attrice come Claudia Cardinale, incanta la quasi sessantenne Isabelle Huppert, Gina Lollobrigida sa con chi scambiare due chiacchiere e persino Manuel de Oliveria, superata l'età in cui si può ancora invecchiare, calcola - sollevato - che Redford potrebbe essere al massimo suo figlio.
Soprattutto, l'America mostra infine il suo lato sano, quello tutto camicia a scacchi, scodelle di latte, ranch, puledri, buoni sentimenti e impegno. Con Redford si dissolvono d'un colpo le perfomance delle quattro studentesse in calore (l'altra faccia dell'America) e si ritorna a parlare di cinema, di un cast che conta anche Julie Christie, Susan Sarandon, Shia LaBeouf, Stanley Tucci, Nick Nolte e del thriller politico-sociale che vede lo stesso Redford inseguito da un giornalista e dal suo passato.
«Oggi il vostro mestiere è molto meno idealista - spiega Redford nell'affollatissima conferenza stampa - i giornalisti di oggi sono sempre a caccia di uno scoop e di conseguenza della gloria mentre una volta cercavano di più la verità. Ma poiché oggi i canali di informazione sono tantissimi, è sempre più difficile trovare la verità». Redford, a onor di cronaca, ne farebbe volentieri a meno. Assediato dai fotografi, riesce solo a emettere un roco my god, Dio mio quanti siete, e a infilare l'ascensore per raggiungere il più tranquillo (e blindatissimo) Red Carpet Lounge, ospite del salotto DiSaranno Famosi del direttore di Ciak Piera Detassis dal quale resta fuori anche il dj nonché giurato Bob Sinclair che non figurava nella lista degli invitati.
Vuoi lo sfondo della spiaggia, vuoi l'atmosfera più intima, Redford si rilassa e, oltre a svelare il calzino bianco (agh), racconta anche che è la sua prima volta a Venezia, "città miracolosa" dalla quale è rimasto stregato. Non ne vedrà molta perché le sue 24 ore al festival sono calcolate al millesimo. Riesce ancora a dire che «in America c'è una parte che vuole il cambiamento, quella di Obama, e l'altra che ne ha terrore», poi una Lancia con i vetri neri se lo inghiotte e lo restituisce due ore più tardi per il red carpet davanti alle nonne delle ragazzine che l'altra sera si autolesionavano per Selena e Vanessa. Nemmeno un autografo, però. Quindi tutti a cena al Red Carpet Lounge: per i 40 invitati insalata di pasta al tonno e melone, folpo grigliato con patatine, catalana di parmigiana, cous cous vegetariano. Due cosine così. Nemmeno un autografo, però. Così trovano flash per il loro bacio (senza lingua) le due attrici di "Kiss of the Damned" giusto per tenere alto il morale in vista degli ingolli lesbo di "Passion" di De Palma, in passerella questa sera. Sul red carpet anche gli ospiti della travolgente festa di Ciak: 2 mila invitati ai bordi della piscina del Lancia Cafè fino alle 4 del mattino. Michele Riondino, Pierfrancesco Favino, Maya Sansa Marco Bellocchio e Simona Izzo che fa ciao ciao con la manina e va a dormire.
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