Interviene il conte Giordano «Parteciperò alla cordata»

VEDELAGO. «Sono disposto a partecipare alla cordata per tenere villa Emo legata alla comunità e aiutare a gestirla». Il conte Giordano Emo Capodilista – cugino del conte Leonardo Marco Emo, ultimo proprietario della palladiana villa di Fanzolo prima della cessione al Credito Trevigiano nel 2004 – lo precisa: «Non sono un plutocrate, ma sono pronto ad aderire con una cifra simbolica». L’obiettivo è ricongiungere la villa con la famiglia Emo.
Lo spiega Giordano Emo Capodilista, 22esima generazione della famiglia veneziana, tra le fondatrici della Serenissima Repubblica di Venezia, nonché titolare della Villa Emo Capodlista e dell’azienda agricola La Montecchia a Selvazzano Dentro (Padova), in cui produce vino con il logo Conte Emo Capodilista. «L’obiettivo, partecipando alla cordata, è rispettare le volontà testamentarie dei miei avi, che sin dal Cinquecento hanno chiesto che la villa rimanesse in famiglia». Nonostante queste volontà la villa è però ora di proprietà del Credito: «Ma mio cugino, cedendo la villa, si è assicurato che la famiglia Emo potesse sempre accedervi». Giordano Emo solleva poi un interrogativo: «Lo stemma ligneo è sempre rimasto della famiglia. Cosa ne sarà dello stemma di famiglia con la vendita?».
Il conte lancia un invito all’amministrazione: «Se davvero c’è una cordata, ci dicano adesso quali sono i nomi degli imprenditori, per creare la rete».
Il rogito con l’acquirente europeo è fissato per il 30 giugno. L’idea di Emo è di contribuire con una fondazione di partecipazione a raccogliere l’importo necessario all’esercizio del diritto di prelazione da parte del Comune. «Non vedo realistica una cordata che contrasti l'acquisto prima del 30 giugno. In ogni caso, chi investirà nella villa lo farà non per business ma per amore del territorio e per prestigio, visti i costi. Vedo esclusivamente una vocazione turistica».
Già, ma come gestirla? «Bisogna sviluppare i rapporti con i tour operator, rafforzare i collegamenti con Venezia. Immagino un ristorante come quello di Palazzo Grassi, un bookshop, una villa da gestire sul modello di villa Barbaro di Maser». Intanto, da inizio anno il presidente di Fondazione Villa Emo, Giuseppe Romano, ha siglato un accordo in cui si impegna a non produrre più il vino Rosso di Villa Emo: «È stato un esperimento di marketing territoriale, il vino era pensato come un cadeau». Ma il nome “Emo” è già utilizzato e registrato da secoli dalla cantina di Giordano Emo. «Ci siamo resi conto dell’errore», ammette Romano. «Venderemo solo le bottiglie già pronte della vendemmia 2017, stavamo pensando a un altro nome per la vendemmia 2018 ma, in previsione della vendita della villa e del vigneto, proporrò di vendere solo l’uva, senza fare vino».
A occuparsi della vendemmia 2019 invece, se vorrà, sarà il prossimo acquirente, trovando un nome alternativo. Maria. —
Maria Chiara Pellizzari
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