Incubo Pedemontana, i sindaci contro

TREVISO. La Pedemontana può ancora essere fermata. A parlare è il fronte del "no" alla superstrada: «Non vediamo né garanzie per i cittadini né rispetto della legalità: stoppare i lavori è l'unica soluzione». Lo dicono gli ambientalisti, ma lo sostengono con forza anche i sindaci Monia Bianchin e Rino Manzan, rispettivamente di Ponzano e Povegliano. Giovedì sera nel salone parrocchiale di San Pelajo la preoccupazione dei residenti è palpabile. Affiancata alla paura che il traffico indotto dalla grande opera vada a compromettere definitivamente la vivibilità di alcuni centri urbani già martoriati dal traffico pesante.

Ed erano in più di 150 seduti in platea, provenienti anche da Ponzano e da Povegliano. A coordinare la serata - voluta dal gruppo San Pelaio Vivibile - è stato Romeo Scarpa, di Italia Nostra, affiancato dal tecnico dei ricorsi presentati alla Spv Osvaldo Piccolotto e dall'ambientalista Paolo Scroccaro. Assente il Comune di Treviso, probabilmente visto il consiglio comunale di insediamento di qualche ora prima, ma in sala per alcuni minuti si è visto anche Vittorio Zanini, pronto a tornare a sedersi tra i banchi dei Trecento.
Treviso, appunto. Chiamato in causa più volte sia dai relatori che da sindaci e cittadini. «Il sindaco Mario Conte ora si esponga. Certo, è appena arrivato, ma non può fare finta di nulla come i propri predecessori, da Gobbo e Gentilini a Manildo», ha scandito Scarpa, «Treviso si faccia portavoce di tutti i comuni dell'hinterland e coordini un tavolo per studiare una viabilità che renda vivibile questo territorio: come comune capoluogo ha responsabilità importanti» gli ha fatto eco Manzan.
Perchè dal racconto dei primi cittadini emerge sempre più un senso di impotenza. Ma un briciolo di speranza, giovedì sera, si è comunque intravisto. Perchè, come spiegato da Scroccaro, «l'opera è ultimata solo per il 30%, ci sono tutti i margini per fermarsi». Zaia ci ripensi: è necessaria una sospensione dei lavori per revisionare l'intero progetto, come peraltro previsto anche dalla Corte dei conti. Perdipiù manca un progetto definitivo: i nodi prima o poi verranno al pettine».
«L'opera va ripensata e se serve stoppata», aggiunge il sindaco Bianchin. «L'appesantimento sregolato del traffico che arriverà sui nostri comuni e su Treviso comprometterà sicurezza ed ambiente. Serve un cambio di passo, anche se le nostre voci risultano inascoltate», aggiunge il sindaco Manzan. «Purtroppo serve comunque pensare a una doppia ipotesi: se verrà ultimata servono delle contromisure, opere complementari in particolare; se invece verrà fermata andrà risanato un vero e proprio mostro ambientale. In ogni caso serve un fronte comune, noi restiamo dalla parte dei cittadini»
La Marca, se tutto filerà liscio, e quindi con l'ultimazione dei lavori tra 2019 e 2020, si troverà sei caselli di ingresso ed uscita all'infrastruttura, interessando direttamente i comuni di Loria, Riese, Montebelluna (casello doppio, ad ovest con Altivole e a est con Volpago), Povegliano e Spresiano, al confine con Villorba. Sono ovviamente gli ultimi tre (considerati a distanza troppo ravvicinata dai relatori di giovedì) a preoccupare maggiormente la cintura urbana di Treviso. «Il comune di Ponzano è di fatto un comune di serie b sulla questione Pedemontana» ha analizzato il sindaco Bianchin, «ci ripetono il solito mantra: "non ci sono soldi". Siamo stufi di queste giustificazioni eppure, con l'apertura del casello di Povegliano, risentiremo del traffico su strade di cui non abbiamo nemmeno la competenza».
Christian Zanatta, figlio di Natalia Frare, 64enne che ha perso la vita un mese fa al trafficatissimo incrocio Al Baston, di Merlengo, era presente in veste di presidente del comitato Zona Nord di Ponzano. «La Pedemontana è uno scempio da arginare» la sua riflessione, «il traffico è già compromesso: la mia famiglia è stata toccata da vicino, non vorrei toccasse ad altri». —
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