Incontro gay con ricatto: una condanna

Ventidue mesi a un giardiniere marocchino per tentata estorsione ai danni di un 49enne con cui aveva avuto un rapporto
Di Serena Gasparoni

QUINTO. Un rapporto omosessuale, poi la minaccia di mostrare alla moglie le foto dell’amplesso scattate da un suo complice se non avesse consegnato tremila euro. Si è concluso ieri mattina il in tribunale processo contro un giardiniere marocchino di 42 anni, Abderrahime El Moktadir, accusato di aver tentato di estorcere la somma ad un collega quarantottenne residente a Quinto di Treviso: il giudice monocratico Angelo Mascolo ha condannato l’uomo a un anno e 10 mesi di reclusione, pena sospesa, infliggendogli anche una multa di 300 euro. Il caso risale allo scorso agosto: i due si erano conosciuti grazie ad alcuni lavori di giardinaggio che il quarantottenne (già in pensione) aveva commissionato all’immigrato marocchino. Prima qualche ammiccamento e qualche approccio, poi il trevigiano aveva proposto in maniera esplicita un rapporto sessuale al marocchino che aveva accettato allo scopo di tendere una trappola al suo improvvisato partner. I due avevano consumato un rapporto sessuale orale in macchina ma qualche giorno dopo il trevigiano era stato avvertito del fatto che qualcuno aveva scattato delle foto inequivocabili su quell’incontro furtivo. Si sarebbe trattato di un complice, mai individuato, nonostante il magrebino abbia sempre negato ogni accusa affermando di non sapere chi potesse essere l’autore degli scatti misteriosi e compromettenti. Secondo la ricostruzione degli inquirenti invece il marocchino, il giorno dopo l’incontro, sarebbe andato nel negozio di foto-ottica di un centro commerciale della zona per sviluppare le immagini a luci rosse. Le avrebbe mostrate al quarantottenne come inequivocabile arma di ricatto e avrebbe iniziato a chiedere soldi per farle sparire dalla circolazione, prima che finissero nella mani sbagliate (e precisamente le peggiori, cioè quelle della moglie). «Se non mi dai subito tremila euro» avrebbe intimato il marocchino «queste foto arriveranno dritte a tua moglie». Un incubo per il ricattato. La paura che questi tremila euro si rivelassero a lungo andare solo l’acconto di una spirale senza fine aveva spinto l’uomo a prendere la decisione più difficile ma risolutiva: aveva confessato la scappatella omosessuale alla moglie ed aveva avvertito i carabinieri dell’accaduto. Il marocchino, incensurato, regolare sul territorio, all’epoca dei fatti residente a Scorzè, era stato arrestato con l’accusa di tentata estorsione. Dopo l’interrogatorio di convalida dell’arresto davanti al gip Silvio Maras, durante il quale l’immigrato si era avvalso della facoltà di non rispondere, gli erano stati concessi i domiciliari prima a Scorzè e poi era stato trasferito a Canizzano. Ieri il procedimento penale si è concluso con la sua condanna a 22 mesi di carcere, con la pena sospesa. La vittima della tentata estorsione ha preferito non costituirsi parte civile per chiudere il caso una volta per tutte e anche per evitare una ulteriore pubblicità non desiderata derivante dall’approdo della delicata vicenda in tribunale.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso