Campioncino di moto fa 80 giorni di ospedale, alla dimissione scrive una lettera al personale sanitario
Tommaso Toldo, sedicenne di Miane, era stato travolto da un’auto in Faldalto da un pirata che si era costituito il giorno dopo: «Nel male ho imparato tantissimo, i medici mi hanno strappato sorrisi»

I primi giorni in fin di vita, poi ottanta giorni in ospedale, cinque operazioni: Tommaso Toldo 16 anni di Miane, pilota campione italiano 2024 Atcc cup, è ritornato a casa. Il 15 febbraio, mentre era in sella a una moto sul Fadalto, era stato travolto da un’automobilista che gli aveva tagliato la strada. Il pirata non si era fermato, ma si era costituito alle forze dell’ordine il giorno dopo. Tommaso, ricoverato per 20 giorni in terapia intensiva al Ca’ Foncello, poi fuori pericolo è stato per settimane è stato in ortopedia all’ospedale di Conegliano.
Il 6 maggio è tornato a casa, ora sta continuando con la fisioterapia e la riabilitazione. Ha scritto una lettera per ringraziare tutto il personale sanitario. «Mi avete indirizzato verso la giusta strada, strappandomi anche molti sorrisi – la testimonianza di Tommaso –. Questo è anche l’avviso della chiusura di un capitolo della mia vita. Non lo definisco brutto perché nel male ho imparato tantissimo e ho potuto conoscere delle bellissime persone come voi, che mi hanno aiutato e supportato».
Le sue parole dedicate in particolare all’ortopedia di Conegliano hanno commosso medici e infermieri. «Non è cosa di tutti i giorni – sottolineano – ricevere un dono che non sia una medaglia o un riconoscimento formale, ma qualcosa di molto più prezioso: la gratitudine espressa con il cuore. Questo dono rappresenta la conferma che, oltre alle terapie e agli interventi, è proprio il lato umano a lasciare un segno indelebile. Piccoli gesti come questo ci ricordano perché abbiamo scelto questa professione e oggi, per una volta, ci sentiamo noi i curati da un messaggio di gratitudine che vale più di mille riconoscimenti ufficiali».
Tommaso è sempre stato seguito dai suoi genitori, e proprio papà Stefano, che era un rallysta, aveva trasmesso la passione per i motori. «In ospedale ha fatto dad, fa l’Itis indirizzo informatico e ha l’idea di andare a fare Ingegneria del veicolo a Modena – dice papà, che pensa anche oltre al futuro da pilota –. Siamo stati fortunati, perché ci stiamo riprendendo».
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