Inchiesta su false tessere Pdl Se ne occuperà Vicenza
False tessere del Pdl: la palla passa a Vicenza. A comunicarlo il procuratore reggente Antonio De Lorenzi: l’inchiesta passa a Vicenza, per competenza territoriale, poiché, secondo quando ricostruito ad oggi, le condotte illecite si sarebbero compiute proprio lì.
L’indagine era stata aperta dalla Procura trevigiana lo scorso marzo dopo che decine di cacciatori trevigiani iscritti all’Acv - l’Associazione cacciatori veneti - come era capitato appunto nel Vicentino, avevano scoperto di essere finiti a loro insaputa nella lista dei tesserati del Pdl della Marca in vista del congresso provinciale. Tra i falsi tesserati nomi che stridevano con la tessera del Pdl. Come quello di Roberto Bet, sindaco di Codognè, classe 1976 anche lui iscritto all’Acv, ma soprattutto leghista doc: il suo nome era comparso nella lista dei neo-iscritti al Pdl, con tanto di data di nascita e numero civico. Dopo lo stupore iniziale, Bet aveva gridato allo scandalo: «Mai stato del Pdl, mai iscritto. Sono e resto leghista». Eppure il suo nome era lì, nero su bianco, nella lista del Pdl trevigiano.
Come pure quello di altri cacciatori, di alcuni altri leghisti ed esponenti di Futuro e Libertà che da due anni avevano abbandonato il Pdl, come Gimmi Tormena, Ottorino Celebrin e Umberto Perissinotto.
E infatti anche Tormena aveva dichiarato: «E’ assurdo che il mio nome compaia in quella lista. Che sta succedendo?».
Un altro caso clamoroso era poi quello dell’iscrizione al Pdl di un maresciallo dei carabinieri che, per legge, non potrebbe iscriversi a un partito. E infatti l’interessato non si era mai iscritto. Insomma: intere sezioni dell’Acv avevano preso atto di essere passate, quasi un copia-incolla, nelle 85 pagine della lista degli iscritti trevigiani al Pdl. Vennero presentante una quarantina di denunce, solo quattordici vennero ritenute fondate.
Il punto dell'indagine era sempre stato quello di chiarire in che modo fosse avvenuto il tesseramento falso e individuare chi avesse posto la firma per confermare l'iscrizione, senza che il titolare della tessera ne fosse a conoscenza.
Il primo step era stato una perizia calligrafica per capire appunto chi avesse apposto la firma ai vari tesseramenti. Perizia che deve ancora portare a risultati conclusivi. L’ipotesi di reato è trattamento illecito di dati personali e abuso di dati sensibili. Un caso scoppiato l’anno scorso, a pochi giorni dal congresso provinciale del Pdl che aveva gettato il partito nel caos. Ma ora la palla passa a Vicenza, dove non solo era scoppiato il caso, ma soprattutto dove sarebbero avvenuti i falsi tesseramenti.
Serena Gasparoni
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