In tre milioni al centro commerciale Conè. Conegliano si svuota

CONEGLIANO. Centro commerciale Conè, numeri da far girare la testa (e le polemiche): tre milioni di visitatori nel 2015, grazie soprattutto agli eventi organizzati tra un negozio e l’altro. Mentre la città si spegne, e i cittadini lamentano un centro storico sempre più deserto, il Conè registra il tutto esaurito, e offre lo spunto per un nuovo confronto sul tema del commercio: per il sindaco Zambon via XX Setttembre e limitrofe non presentano alcuna moria di negozi (lo dicono le statistiche), per il capo dell’opposizione targata Pd, Alessandro Bortoluzzi, «l’exploit del Conè dà la dimensione di come il centro stia morendo».
La giornata di sabato era iniziata con i tradizionali dati sulle attività commerciali aperte e chiuse nell’anno precedente, comunicati dal sindaco Zambon. «Numeri che mostrano come la percezione dei cittadini e della politica sia spesso distante dalla realtà» ha commentato il sindaco «i dati dicono che nel 2015, nel solo tratto urbano che va dal Ponte della Madonna al Cavallino, quindi pieno centro, sono stati aperti 22 negozi a fronte di 17 chiusure. Il saldo è positivo, poi si può dire quello che si vuole ma i numeri non mentono». I critici sottolineano, com’era già avvenuto con i numeri relativi al 2014, che chiusure e aperture hanno pesi diversi: le serrande abbassate a dicembre al Quartiere Latino, storica libreria e punto di riferimento culturale, per la matematica valgono quanto il nuovo bar dei cinesi appena aperto, ma per la città rappresentano un bilancio assolutamente negativo. A rincarare la dose delle polemiche, poi, ci ha pensato una pubblicazione distribuita in municipio, con all’interno i dati dell’afflusso al Conè.
Tre milioni di visitatori nel 2015, quinto anno di vita del centro commerciale: a fare il pienone sono stati soprattutto i pomeriggi dedicati ai più giovani, con eventi che hanno avuto per protagonisti gruppi e cantanti (come i Dear Jack, o BabyK) capaci di attirare a Conegliano adolescenti da ogni parte d’Italia. Di conseguenza, anche il borsino dei negozi si è gonfiato.
«Il sabato e la domenica ci sono le auto dei genitori in fila» sottolinea Bortoluzzi, Pd «lasciano lì i figli, e tornano a riprenderli la sera. Lì hanno anche il wi-fi gratuito, che dovrebbe essere anche in Piazza Cima, ma non funziona». Il successo del Conè ha desertificato, quindi, il centro storico: «Quel numero, tre milioni, è impressionante, ma il trend era già evidente. È un dato positivo solo per il Conè, perché di quei visitatori quasi nessuno, poi, si sposta in centro città. L’errore è all’origine, quando è stato costruito un centro commerciale sovradimensionato per la città, ma ora i protagonisti del centro storico devono rimboccarsi le maniche. Non basta più abbassare le serrande alle 19.30 e andare a casa: dopo aver chiuso il negozio, bisognerà pensare a come fare per attirare un po’ di giovani e qualche manifestazione, altrimenti continueranno a rifugiarsi dentro il Conè».
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