In Pedemontana costretti a correre da un paese all’altro

Adriano Guadagin, 65 anni, da una vita medico di base a Semonzo e coordinatore del gruppo di medicina integrata dell'Utap, (Unità territoriale assistenza primaria), di Crespano del Grappa. La sua è...
DeMarchi Semonzo medico di base Adriano Guadagnin
DeMarchi Semonzo medico di base Adriano Guadagnin

Adriano Guadagin, 65 anni, da una vita medico di base a Semonzo e coordinatore del gruppo di medicina integrata dell'Utap, (Unità territoriale assistenza primaria), di Crespano del Grappa. La sua è una vita spesa per gli altri, anche il sabato e la domenica i suoi pazienti suonano il campanello di casa in cerca di una visita, un consiglio o anche solo di una parola buona per tirare avanti. Una vita trascorsa tra migliaia di ammalati, sempre di corsa tra un paese e l'altro ai piedi del monte Grappa. Ma come per molte cose anche le malattie, i tempi e i pazienti sono cambiati nel corso di trent'anni.

«Adesso le difficoltà sono molteplici», spiega il medico, «prima di tutto bisogna confrontarsi con il fatto che viviamo in una zona distante da molti servizi, soprattutto quelli sanitari. Basta pensare che gli ospedali più vicini sono quelli di Castelfranco, a una distanza di una ventina di chilometri, e poi quello c’è l’ospedale di Montebelluna per noi ancora più distante».

Alcuni giorni per il medico, che segue poco più di 1500 utenti, è una corsa contro il tempo, tra lo studio di Semonzo e l’ambulatorio dell’Utap di Crespano il professionista macina chilometri per curare i suoi pazienti. «Fino a una decina di anni fa non c’erano particolari difficoltà perché molti utenti usufruivano anche dell’ospedale di Bassano del Grappa», continua Guadagnin, «adesso è più complicato e gli accessi per chi è fuori provincia sono difficili. Ora la mentalità delle gente è cambiata, sono più esigenti e molti vorrebbero tutto e in tempi brevi». In una giornata il medico si divide tra i due ambulatori: prima a Semonzo e poi all’Utap in base ai turni. «Siamo nove medici e facciamo turni di 12 ore», spiega il professionista, «in genere si sfora sempre e facciamo una o due ore in più del previsto perché le richieste sono tante, i pazienti non hanno solo bisogno di essere visitati ma molte volte anche solo di essere ascoltati».

In tutta la Pedemontana ci sono circa 13.500 utenti che sono seguiti da nove medici con i rispettivi ambulatori sparsi in tutto il territorio.

«Tra qualche mese un collega andrà in pensione», chiude il medico, «spero che una collega della zona possa entrare a far parte del nostro staff all’Utap». Altrimenti per i medici della zona la soluzione sarà solo una: correre ancora di più fra un paese e l’altro, fra un ambulatorio e l’altro. E in Pedemontana non è sempre così semplice.

Vera Manolli

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