In moto contro un’auto Muore operaio di 41 anni

La vittima è Antonio Macrì di Salvarosa. Era in sella alla sua Ducati Panigale L’impatto fatale è avvenuto al bivio di via Cal del Bosco, con una Bmw



Ha perso la vita a soli quarantuno anni ieri Antonio Macrì, di Salvarosa, mentre viaggiava in sella alla sua Ducati Panigale rossa. Il motociclista ha centrato una Bmw Serie 1 che si trovava lungo la circonvallazione Est, al confine tra Castelfranco e Vedelago, in prossimità dell’incrocio con via Cal del Bosco. Operaio metalmeccanico, dipendente delle Nuove Smalterie Castellane, il quarantunenne dopo lo schianto è sbalzato dalla sella della moto rimbalzando sul fondo stradale. Un terribile volo che gli è costato la vita. Immediato l’intervento dell’elisoccorso ma i medici del Suem non hanno potuto far altro che constatare il decesso. La conducente dell’auto, una 36enne straniera, M.N., residente a Castelfranco, ieri dopo l’incidente era in stato di shock. È stata trasportata al San Giacomo. Le sue condizioni non sono gravi.

LA DINAMICA

Il terribile incidente è avvenuto poco prima delle 13, a Castelfranco, all’altezza di via Cal del Bosco. Il centauro stava procedendo in direzione Istrana-Castelfranco. Davanti a lui, sulla stessa corsia, c’era l’auto. Da alcune testimonianze raccolte, sembra che la trentaseienne a bordo della Bmw avesse messo la freccia per svoltare a destra, in via Cal del Bosco. Il motociclista, che secondo gli agenti della Polizia stradale viaggiava probabilmente ad una velocità elevata, non ha fatto in tempo a frenare. Macrì è andato a sbattere violentemente contro la Bmw, completamente distrutta nella parte posteriore. Ma non sono escluse altre dinamiche. Sono stati i passanti a lanciare subito l’allarme dopo aver visto il centauro a terra in una pozza di sangue. Sul posto, oltre al Suem, sono intervenuti gli agenti della Polstrada di Castelfranco e Vittorio Veneto, per i rilievi. La dinamica è ancora in fase di accertamento, così come ogni responsabilità è ancora tutta da chiarire. Entrambi i veicoli sono stati sottoposti a sequestro per le dovute indagini.

«La moto è sempre stata la passione di Antonio. Ed è stato il suo sogno a fregarlo, portandocelo via».

PASSIONE PER LA MOTO

A parlare è il cognato del quarantunenne, Dino Bortolon, che ieri pomeriggio era casualmente di passaggio in auto lungo la Circonvallazione Est. «Ho riconosciuto il casco di mio cognato sul fosso, poi ho visto l’elisoccorso in volo. Il pensiero è subito volato a stamattina quando avevo incontrato Antonio prima che partisse per una gita sulla sua amata Ducati». Ieri mattina Antonio aveva saluto il nipote. Che gli aveva detto: «Mi raccomando zio, va piano». Ma subito Macrì lo aveva rassicurato: «non ti preoccupare». Poi era partito in sella alla moto, che aveva acquistato da meno di due anni, e di cui andava fiero. Antonio era un fan sfegatato di Valentino Rossi, per lui era un mito. Amava i motori, e tra i suoi idoli c’era anche il campione di automobilismo Aryton Senna.

PRIMO INCIDENTE

«Questo è stato il suo primo incidente, purtroppo dobbiamo renderci conto che è anche l’ultimo», dice il cognato che ha recuperato ieri pomeriggio gli effetti personali di Antonio. I familiari diretti di Antonio erano ancora troppo scossi. Continua il cognato, che non riesce ancora a capacitarsi di come Antonio possa aver perso la vita. «Sempre prudente, non beveva, non capisco come possa essere successo. Era una persona seria, non aveva grilli per la testa, viaggiava in moto da tanti anni». Prima su una MV Augusta 600, poi su una MV Augusta 700, infine sulla Panigale, la più potente. Era andato per gradi, salendo via via di potenza. «Noi familiari gli dicevamo sempre di stare attento, perché in moto si sa che si è più esposti al rischio di incidenti. Lui lo sapeva, ma dalle sue tantissime gite era sempre tornato a casa. Questa volta il destino non gliel’ha permesso».

Ieri mattina Antonio era partito da via Staizza, dove abitava insieme ai genitori, al civico 20, probabilmente per andare a vedere gli aerei ad Istrana.

GITE DELLA DOMENICA

«Non sappiamo esattamente dove fosse diretto, ma era appassionato anche di aerei, andava spesso in giro in moto, praticamente ogni domenica, per lui la sua Ducati era il simbolo della libertà».

IL RICORDO DI ANTONIO «Gran lavoratore, al primo posto per lui c’era la famiglia, il lavoro, ma anche la moto», dice il cognato. Antonio era un quarantunenne tranquillo, era legatissimo alla sua famiglia: al papà, pensionato, alla mamma, casalinga, alla sorella e ai due fratelli. In passato praticava il calcetto con gli amici, hobby che aveva abbandonato da un po’ per seguire la sua principale passione: quella per la moto. La Ducati Panigale, il suo sogno finito in frantumi, per lui era una delle più grandi conquiste». —



Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso