In malga a tredici anni sulle orme del bisnonno

Luca, dopo la licenza media, ha passato l’estate al pascolo con 60 mucche «Da grande voglio fare il mestiere di famiglia. E lo dico perché mi piace davvero»
Di Alessandra Vendrame

Il primo a tenere d’occhio le vacche al pascolo per ricavarne latte e formaggi, lassù sul “Coston”, a due passi da Cima Grappa, fu bisnonno Isidoro. Poi a governare la malga per 65 anni toccò a nonno Quinto, che di anni, oggi, ne ha 83. Fino a quando, continuando di padre in figlio, tutto è passato in mano al papà, pure lui Isidoro di nome.

E poi c’è lui, quarta generazione, il più piccolo erede della storica famiglia di malghesi di “Malga Coston, da Quinto” a Borso del Grappa. Giovanissimo certo, eppure sembra esser già convinto di voler continuare a camminare sullo stesso sentiero battuto da bisnonno, nonno e papà. Luca Andreatta, 13 anni, esame di terza media appena concluso, pronto per il primo anno dell’istituto tecnico agrario, in vacanza non ha tempo da perdere in ciacoe. Insieme a papà e a mamma Stefania, da fine giugno a settembre, saluta la casa a valle, che si trova a Paderno del Grappa, per salire a quota 1.280 metri, su a Malga Coston. Mestiere dei genitori quello di gestire un piccolo agriturismo e mandare avanti la storica malga di famiglia: trentacinque ettari ai piedi di cima Grappa, con una sessantina di mucche al pascolo per produrre latte e formaggi tipici. Così quando scocca il tempo della stagione dell’alpeggio, Luca ha per sé giornate intere da trascorrere ad osservare il papà casaro alle prese con l’antica arte di trasformare il latte in pezze di Morlacco e Bastardo del Grappa. Tutte le mattine la sveglia per gli adulti di casa quassù suona sempre puntuale alle 5.30. Quanto basta per preparare fino a mezzogiorno i formaggi e la ricotta. La sveglia di Luca, come la campanella dei giorni di scuola, arriva più docile alle 8.30. Ogni giorno due ore trascorse al pascolo per tenere d’occhio una compagnia ben nutrita. Sessanta mucche “in trasferta”, dalla stalla giù in paese all’alpeggio: «Da grande vorrei continuare a fare il mestiere di papà. E lo dico perché mi piace sul serio», racconta Luca, “erede” del tesoro di famiglia, «durante il giorno osservo papà al lavoro che prepara il formaggio. E lo guardo anche quando la sera munge le mucche». Di tempo ce n’è a volontà per puntare gli occhi sul miracolo del latte che diventa formaggio: «Luca passa l’estate quassù con noi. Intanto guarda, osserva, impara», spiega mamma Stefania del più piccolo dei suoi tre figli, «anch’io ho imparato così il mestiere, da mio suocero. Si comincia facendo un sacco di domande». Pur in alta quota, le telefonate e i messaggi dagli amici e compagni di classe a Luca arrivano puntuali, non mancano mai: «Li sento sempre anche se fanno un po’ fatica a venire fin quassù», confida il piccolo malghese in erba. A valle, il più giovane aspirante casaro, è tornato da poco per ricevere stavolta un premio. La diciottesima “Rassegna dei formaggi del Grappa” ha visto Luca stringere la mano al decano dei malgari, Giovanni Carraro, il produttore più anziano di formaggi del Grappa. Tra lui e Luca c’è un salto di 65 anni di età.

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