In 250 chiedono il testamento biologico

L'associazione Coscioni: "Treviso ancora latita". Ca' Sugana: nel 2015 lo faremo

TREVISO. Dal corpo dei malati al cuore della politica, chiamata ad affrontare il tema del fine vita. Sarebbero almeno 250 i trevigiani, pronti a firmare il proprio testamento biologico, che chiedono al Comune di Treviso di sbloccarne l'iter approvando la relativa delibera che oggi manca all'appello. Da quasi un anno, il percorso della Dat (dichiarazione anticipata di trattamento), conosciuta come “testamento biologico”, procede a rilento. C'è la volontà politica di realizzarlo entro il 2015, fanno sapere da Ca' Sugana, ma servirà ancora del tempo per arrivare a un documento definitivo.

Sta di fatto che l'adozione della Dat garantirebbe una nuova possibilità di scelta per quei cittadini che vogliono indicare quali trattamenti sanitari affrontare (tracheotomia, alimentazione forzata, rianimazione) e quali no, prima di non riuscire più a farlo a causa della malattia, effettiva o eventuale che sia. L'argomento è sentito da almeno 3 trevigiani su 1000, una stima in linea con le altre province venete, spiega Sara Visentin, di Veneto Radicale, già coordinatrice della cellula di Treviso dell'associazione Luca Coscioni. «A Venezia, da gennaio 2014, ben 800 persone hanno manifestato un interesse concreto al testamento biologico e in 300 l'hanno già redatto e depositato». Tuttavia la situazione in Italia è variegata, a tratti caotica. Occasione per affrontare l'argomento è stato il convegno “Aspetti medico legali in materia di testamento biologico” promosso dal Lions Club Host e dall'Ordine dei medici di Treviso. In mancanza di una legge dello Stato, ognuno finisce per far da sé. Tra i 150 comuni che hanno adottato una qualche forma di Dat, Treviso non c'è ancora.

La proposta e la petizione, firmata da oltre 400 trevigiani, giacciono sul tavolo dell'assessore Anna Cabino. «Siamo in una fase di studio, gli uffici competenti stanno lavorando, arriveremo al testo entro quest'anno» spiegano dal Comune. La formulazione non è semplice. Secondo il procuratore Carlo Nordio: «Come una persona ha il diritto di rifiutare le cure, credo che abbia anche il diritto di decidere, ora per allora, attraverso il testamento biologico». Solleva invece un'altra questione l'avvocato Elisabetta De Septis. «Attualmente non c'è una legge specifica sul testamento per cui, questo scritto che non vincolante né orientativo per il medico. Quindi, tenute a debito conto le volontà espresse dall'assistito, il professionista è libero di agire secondo scienza e coscienza». Ha parlato invece di supremazia della scienza, Giorgio Palù, docente di Microbiologia e Virologia. «Il paziente si trova tra medicina e legge. Ritengo che la prima parola spetti alla scienza». A nome di tutti i trevigiani in attesa del testamento biologico, si schiera Visentin: «La dignità della vita si vede anche dalla dignità della morte. La giunta Manildo ha dato una svolta affrontando l'argomento, credo però che non si possa delegare oltre. La speranza è che il cammino della Dat riprenda e che si arrivi al documento. Il passo successivo sarebbe quello di mettere in rete ente comunale e aziende sanitarie, come già avviene per la dichiarazione di donazione degli organi».

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