Il virus torna a uccidere nelle Rsa della Marca. A Villa Tomasi 16 casi e una vittima

TREVISO.
Diventa sempre più lunga la scia di lutti causati dal Covid nelle case di riposo della Marca. Ieri la 333esima vittima da inizio pandemia, una paziente di 95 anni ospite della rsa Villa Tomasi di Spresiano, dove l’autorità sanitaria sta intervenendo per contenere un focolaio di coronavirus. «Abbiamo ultimato il test su tutti gli ospiti e gli operatori della struttura» fa sapere George Louis Del Re, direttore dei servizi socio sanitari dell’Usl 2, «a Villa Tomasi sono emerse 16 positività, 13 degenti e 3 lavoratori. Il prossimo passo sarà la ripetizione dei tamponi prevista nell’arco di 5-7 giorni». La 95enne di Villa Tomasi, spirata nelle scorse ore, è la seconda vittima del contagio nelle rsa trevigiane di questa settimana. Martedì un’altra morte collegata al virus, questa volta alla Civitas Vitae di Vedelago, dove una 99enne con gravi problemi al cuore non ce l’ha fatta a superare l’infezione che ha colpito nelle stesse ore altri 3 over 80. Sottotraccia il coronavirus continua quindi a colpire, non solo tra vacanzieri e all’interno delle aziende, la guardia resta alta nelle rsa dove ci sono migliaia di pazienti fragili.
LA GESTIONE DEI FOCOLAI
Tra luglio e agosto era scattata l’allerta anche al Bon Bozzolla di Farra di Soligo, per via di 13 casi tra ospiti e operatori, di cui due ricoveri e un decesso. Ora la situazione per il Bon Bozzolla è completamente rientrata, la struttura è stata dichiarata Covid-free. Vale lo stesso per la San Pio X di Cordignano e la Domenico Sartor di Castelfranco, anche in queste due realtà i mini-focolai di Covid sono stati riassorbiti. «Fortunatamente, rispetto ai mesi scorsi, gran parte dei pazienti è asintomatica o paucisintomatica» evidenzia il dottor Del Re, «lo dimostra il fatto che ad ora abbiamo 2 soli ricoverati provenienti dalle case di riposo, uno dalla Civitas Vitae e uno da Villa Tomasi, entrambi accolti in Malattie Infettive senza necessità di assistenza d’ossigeno in Terapia Intensiva». Il virus continua a lambire le residenze per anziani dove si è portato via da marzo ad oggi almeno un centinaio di pazienti, stando alle stime che possiamo ricavare da quando è iniziato il monitoraggio del Covid nelle rsa trevigiane, attraverso il tampone periodico ai 5.167 operatori e ai 5.882 ospiti dei 57 centri che seguono la terza età.
LA MAPPATURA DELLE RSA
«La task force dell’Usl attivata a marzo si è adeguata nel tempo alle disposizioni regionali sulle modalità di esecuzione degli screening» sottolinea il direttore Del Re «attualmente è previsto un tampone mensile per ospiti e lavoratori dei centri servizi e, qualora vi siano delle positività, lo screening viene anticipato e ripetuto settimanalmente fino a quando la struttura non si è negativizzata del tutto». Con questo approccio verrà seguito anche il cluster attualmente presente a Villa Tomasi, dove la prossima settimana avrà luogo un secondo giro di tamponi. Dopo i casi di Covid, il centro per anziani è stato “blindato”, vietando gli ingressi ai familiari e limitando gli accessi da parte di fornitori e non addetti ai lavori. «Ogni volta che viene riscontrata una positività» aggiunge il dirigente «i pazienti con il Covid vengono isolati in un’ala dedicata e viene attivato un apposito piano di salute pubblica per mettere in sicurezza l’intera struttura evitando la diffusione del virus».
LE FONTI DEL CONTAGIO
Dire se oggi, alla luce dei nuovi protocolli di sicurezza adottati, il virus entri nelle rsa per via di pazienti che si ri-positivizzano non appena le loro difese immunitarie si abbassano finendo per contagiare gli altri o se invece il coronavirus venga “importato” dall’esterno tramite operatori o parenti che contribuiscono involontariamente a diffonderlo, è un interrogativo che divide gli esperti. «Il tema dei pazienti che si ri-positivizzano non è né dimostrato né dimostrabile e sussistono teorie differenti al riguardo» dice Del Re «è più probabile che il Covid sia portato dall’esterno, tramite lavoratori e familiari che non manifestano i sintomi, ma non è una certezza». Così come è difficile prevedere quel che accadrà in autunno, proprio per questo l’Usl di Marca a breve avvierà la campagna per la vaccinazione antinfluenzale offrendola gratuitamente dai 60 anni in su e consigliandola in abbinata al vaccino contro lo pneumococco. Una doppia protezione raccomandata dagli esperti e utile anche per indirizzare subito al tampone per il Covid quei pazienti immunizzati che manifesteranno febbre e tosse. —
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