Il Tar boccia Bosco Verticale ed ex Edison ma nessun abbattimento né risarcimento a Treviso

TREVISO. La doccia gelata è arrivata quando ormai il tetto degli edifici era chiuso, ma non potrà essere certo ignorata. Lunedì il Tar si è espresso sui ricorsi presentati contro i piani edilizi che hanno visto nascere il Bosco Verticale in Restera, e la riqualificazione residenziale dell’ex Cinema Edison in pieno centro. I giudici hanno accolto contestando le altezze di entrambe le costruzioni e i procedimenti autorizzativi che – nel caso del progetto di Boeri lungo il Sile – hanno portato all’avvio dei cantieri. Un terremoto e una vittoria di Pirro.
Le sentenze
Il ricorso contro il Bosco era stato presentato dalla Mts immobiliare (oggi in concordato) con lo studio legale trevigiano Bressan-Cacco-Magaldi. Una corposa contestazione che il Tar ha accolto in due punti, bocciando però l’istanza risarcitoria e la richiesta di sospensione e ritiro del titolo edilizio. Sulla stessa linea la sentenza emessa dai giudici sul ricorso sull’ex Edison presentato dalla la famiglia Archiutti, con l’immobiliare (Europa 2000) e lo studio Garofalo.
Sul Bosco verticale il Tar ha ritenuto corretta la contestazione secondo la quale il cantiere non poteva partire senza un piano urbanistico guida, sottolineando che per il Bosco «l’intervento non rientra tra quelli consentiti mediante intervento diretto, essendo necessaria approvazione di un piano guida».
Sulle altezze lapidario: «Dovevano essere calcolate in aumento del 40%, ma sull’esistente», mentre invece per il Bosco sono state calcolate sugli edifici circostanti. I palazzi dai 15-17 metri ammessi, sono saliti a oltre venti. Bocciata anche la crescita in altezza dell’ex Edison che doveva equipararsi agli edifici vicini ed è lievitata di due piani. Quindi? Il Tar ha scaricato la palla al Comune, dovrà decidere come uscire dalla situazione.
Mts attacca: «bosco abusivo
I legali della Mts puntano ora il dito contro il progetto Cazzaro: «Il Tar del Veneto ha inequivocabilmente accertato che l’edificazione del complesso “Ca delle Alzaie” non poteva prescindere dall’approvazione di un preventivo piano attuativo. E che tre piani almeno sono illegittimi».
E proseguono: «Il Tar ha riconosciuto quindi che il Bosco Verticale rappresenta un abuso edilizio per totale difformità rispetto alla normativa urbanistica. A novembre 2019, Mts aveva chiesto al Comune di Treviso l’immediata sospensione dei lavori, e il Comune aveva ritenuto di non dare seguito all’istanza. Oggi la sentenza conferma che tali pretese erano invece pienamente fondate». E prepara battaglia per far valere la sentenza.
Cazzaro: proseguiamo e ricorriamo
Di avviso totalmente opposto la società che sta ormai ultimando il complesso sul Sile: «Sono state pienamente respinte le richieste di Mts che aveva chiesto la sospensione dei lavori, l’annullamento del titolo abilitativo del cantiere, e di condannare il Comune di Treviso a un maxi risarcimento danni». E spiega come «i lavori di completamento continueranno, perciò, senza alcuna interruzione». Verrà fatto ricorso al Consiglio di Stato, perché comunque la sentenza solleva criticità che l’impresa vuole completamente depennare sostenendo «di aver ottenuto tutti i permessi e le autorizzazioni dal Comune», ente che a sua volta aveva chiesto e ottenuto i chiarimenti dalla Regione sull’interpretazione delle norme. «Incomprensibili quindi le conclusioni del Tar».
Vincolo agibilità
Ora che succede? I cantieri potranno andare avanti, ma si dovrà decidere se attendere un pronunciamento sul ricorso, o risolvere subito la criticità sollevata dal Tar con una “sanatoria”. A questa potrebbe essere subordinata l’agibilità degli immobili che oggi, secondo i legali di Mts, «non può essere concessa». A onore de vero però, almeno per il Bosco, il cantiere è ancora lungi dal terminare (si parla di primavera). E il Comune dovrà risolvere la situazione molto prima, rischia di rimetterci direttamente. —
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