Il supereroe più inquietante infrange il patto col diavolo

Ai colleghi marveliani doc, cresciuti a fumetti targati Stan Lee e Roy Thomas, riservo solo un giudizio sintetico: questo film è un ottimo sequel del primo Ghost, anche se non ortodosso rispetto alla serie fumettistica. A tutti gli altri consiglio questa pellicola per un paio di buone ragioni. La prima è che troviamo la nostra Violante Placido coprotagonista di un film made in Usa con mostri sacri del cinema internazionale come il Premio Oscar Nicolas Cage e il francese Christopher Lambert. L’evento è di per sé eccezionale, e va aggiunto che l’attrice romana figlia d’arte (con già alle spalle una pellicola hollywoodiana al fianco di George Clooney, The American del 2010) è protagonista di una prova sorprendente. La seconda ragione è che il film, proposto anche in 3D, non si limita a effetti speciali di assoluta avanguardia ma propone una riflessione (non retorica e scontata) sul confronto tra il Bene e il Male, nel mondo e dentro ognuno di noi. Protagonista della storia è Nicolas Cage che interpreta Johnny Blaze (il primo Ghost Rider dell’epopea fumettistica Marvel, che conobbe anche altri teschi infuocati) a cui un amico sacerdote propone un accordo: salvare il mondo dalla minaccia di un Anticristo per avere in cambio l’anima ceduta al diavolo Roarke, anni prima, nel patto di sangue che ha trasformato Johnny Blaze in Ghost. Poi si scopre che l’Anticristo sarà un bimbo innocente, Danny, figlio di Nadya (Violante Placido), a cui Roarke vuole trasferire i suoi demoniaci poteri con un rituale che si svolgerà in un luogo segreto. C’è spazio anche per un super-malvagio, Blackout, liberamente reinterpretato dalla serie cartacea. Il teschio di fuoco della Marvel nato nell’agosto del 1972 non delude dunque in questo sequel del primo Ghost Rider del 2007, anch’esso interpretato da Nicolas Cage. È un supereroe inquietante, fuori controllo, attraversato da una vena di follìa, ma che nasconde in sé, oltre allo spirito di vendetta, lo spirito di un angelo caduto, poi soppiantato dal demone Zarathos. Non mancano scene grottesche che sono nel carattere dell’entità demoniaca, come quando, eliminato un avversario, che finisce schiacciato sull’asfalto, il teschio di fuoco parla dell’ennesima “vittima della strada”.
Franco Allegranzi
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