Il sorpasso di Vega, Ariele si gusta il bio

Sacrificata la redditività delle vendite per mantenere le proprie quote di mercato, ma i grossisti reggono

di CARLO MARCON

Il settore del Commercio all'ingrosso rappresenta il quarto settore in ordine di fatturato tra quelli individuati, con un volume complessivo di ricavi di poco superiore ai 3,4 miliardi di euro, ma è di gran lunga il più popoloso essendo composto da 85 imprese tra le prime 500 della provincia di Treviso. Tra queste 7 realtà superano i 100 milioni di fatturato. Nel 2013 Vega ha soppiantato Ama Crai Est al vertice della classifica e Ariele Holding, specializzata nei prodotti biologici, ha superato Marfin (che consolida Marchiol, distributore di materiale elettrico) passando dal quarto al terzo posto.Nonostante a livello aggregato i ricavi siano aumentati del 3%, il margine operativo lordo di settore si è ridotto del 6,3% facendo scendere l'incidenza dell'ebitda sui ricavi dal 3,8% del 2012 al 3,4% del 2013. Inoltre, le imprese che hanno chiuso in utile sono passate dall'86,9% all'84,7%. Tuttavia, va precisato che la percentuale di imprese in utile rimane superiore di circa 5 punti a quella delle prime 500 aziende della provincia di Treviso e più della metà dei grossisti è stata in grado di migliorare sia i ricavi che il reddito netto nel corso del 2013. E' anche utile sottolineare che la bassa incidenza dell'ebitda sui ricavi (solo il settore del commercio e riparazione di autoveicoli ne presenta una inferiore) risulta fisiologica per i grossisti che puntano generalmente su una strategia orientata a generare volumi piuttosto che margini. Comunque solo 4 imprese su 85 presentano un ebidta negativo. Alla luce di questi dati è possibile riassumere che le aziende grossiste hanno leggermente sacrificato la redditività delle vendite per mantenere le proprie quote di mercato, ma rimangono delle realtà in grado di raggiungere l'equilibrio economico.

Passando ad esaminare la struttura finanziaria delle imprese del settore, si nota che presentano un livello di indebitamento mediamente superiore alla generalità delle prime 500 aziende trevigiane. Infatti, il valore mediano del rapporto di indebitamento è pari all'82,9% contro un 73% delle aziende top 500. Anche in questo caso, il dato si giustifica almeno parzialmente con le peculiarità del settore, le cui imprese di solito hanno una struttura dell'attivo elastica, ossia con un basso peso delle immobilizzazioni, che di conseguenza richiede in genere un minore apporto dei mezzi propri. Inoltre, l'indebitamento è in prevalenza di tipo operativo in quanto esso genera degli oneri finanziari sostenibili misurati dall'incidenza degli stessi sull'ebitda che passa da un valore mediano del 16,8% all'11,1%, del tutto in linea con la generalità delle prime 500 aziende della marca trevigiana. Stante il sopracitato calo dell'ebitda, il miglioramento del rapporto of/ebitda è imputabile a un decremento più che proporzionale degli oneri finanziari. Va anche aggiunto che la mediana del differenziale di leva è passata dal 1,6% al 2,1%, dimostrando un miglioramento nella capacità di far fruttare le risorse prese a prestito più di quanto costi remunerarle.

Osservando il fattore dimensionale viene confermato quanto già emerso l'anno scorso, ossia che le imprese minori per fatturato sembrano avere delle performance migliori rispetto a quelle più grandi. Non tanto a livello di variazione delle vendite, i cui dati si equivalgono, quanto piuttosto a livello di marginalità operativa dei ricavi (3,2% contro 2,2%), rapporto di indebitamento (inferiore di due punti percentuali), imprese con reddito in crescita (63,6% a fronte di 45,5%) e soprattutto imprese che hanno chiuso il 2013 in utile (86,4% contro 68,2%).

Tra le prime 20 aziende del settore tre realtà hanno realizzato un incremento dei ricavi superiore al 20%, ossia Padana Rottami (+29,2%), Tecnigold (+38%), Cartonal Italia (+20,3%). La notevole crescita del fatturato di queste imprese ha consentito loro anche di migliorare il reddito netto, incrementare l’incidenza dell’ebitda sui ricavi e il differenziale di leva, oltre a ridurre la quota di margine operativo lordo assorbita dagli oneri finanziari.

Tra le prime della classe Ariele Holding, oltre ad aver scalato di una posizione la classifica per fatturato con un aumento del 10,8%, è stata in grado di confermare l’elevata marginalità sulle vendite (12%) e soprattutto trasformare la perdita del 2012 in un utile consistente nel 2013, consentendo di raggiungere un Roe molto soddisfacente pari al 18%. Da menzionare anche Ires, che nonostante il calo del fatturato, continua a presentare dei buoni indicatori economici (soprattutto il differenziale di leva) grazie al contenuto costo dell’indebitamento. Infine, Vega si conferma una delle realtà del settore con la più alta redditività del patrimonio netto soprattutto a seguito degli importanti proventi da partecipazioni.

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