Il ritorno delle angurie gialle

Il fruttivendolo di Ponte di Piave Germano Sari le rilancia: «Sono più buone e dissetanti»
PONTE DI PIAVE. Dopo molti decenni ad alleviare le arsure estive tornano, nella Sinistra Piave, le mitiche angurie dalla polpa gialla. L'iniziativa è della storica rivendita di frutta e verdura di Ponte di Piave gestita da Nadia e Germano Sari in piazza Garibaldi, lungo la trafficatissima via Postumia. «Noi - precisano i titolari - siamo specializzati e conosciuti soprattutto per i funghi, ma con le angurie gialle vogliamo far rivivere una tradizione del nostro territorio, che sembrava dimenticata dai più anziani e totalmente sconosciuta ai più giovani».


Pare, infatti, che fino agli Anni Cinquanta del secolo scorso a Ponte di Piave e dintorni non esistessero assolutamente le angurie dalla polpa rossa, successivamente importate dall'Emilia Romagna. Dall'Ottocento, e fino a quel periodo, erano reperibili solo le gialle che venivano coltivate, in particolare, nelle frazioni di San Nicolò e Busco, oltre che nelle campagne di Mansuè, Lutrano e Fontanelle. «Mio padre Sinesio - precisa Germano Sari - ha venduto questo particolare tipo di cocomero per molti decenni, poi era sparito completamente, soppiantato da quello rosso maggiormente gradito perché più grande e forse più dolce, ma - aggiunge il fruttivendolo - il giallo è molto più croccante e sugoso, tanto è vero che, mangiato freddo nelle giornate torride, è il frutto assolutamente più dissetante che si possa trovare».


In effetti, più del 95% della sua polpa è costituito da sostanza liquida. «Inoltre - sottolinea la moglie Nadia questo varietà ha la caratteristica di avere pochi semi e, per giunta, piccoli, che non danno fastidio alla masticazione». Il loro prezzo? Per forza di cose è più alto rispetto a quelle comuni. «I cocomeri rossi - puntualizzano i due rivenditori - valgono circa 40 centesimi al chilogrammo, le gialle si pagano quasi il doppio, ma sono un prodotto unico. Con loro - aggiungono - si fa un salto nel passato; fanno parte delle tradizioni e della storia dei nostri territori; si assaggia un prodotto che veniva molto apprezzato dai nostri nonni e bisnonni». Il cocomero giallo è un frutto ricco di sali minerali e vitamine, che sembra abbia avuto le sue origini nel lontano Giappone, grazie ad un innesto botanico creato in modo naturale. Si distingue per avere una dimensione piuttosto contenuta, oltre che una buccia sottile e maculata; per alcuni intenditori il suo sapere ha un qualcosa di esotico, ricordando quello del mango e dell'ananas, con un retrogusto di fico d'India. Attualmente viene coltivato, nelle nostre zone, solo da pochissimi appassionati che lo fanno per uso strettamente familiare. Sembra, invece, abbastanza diffuso in alcune località della Sicilia e della Basilicata, ma le coltivazioni maggiori si trovano nell'Agro Pontino. «Proprio da questa zona - spiega Germano Sari - provengono anche le nostre. Purtroppo l'ultimo produttore di Fontanelle ha chiuso l'attività diversi anni fa». Ma non si può escludere che chi coltiva oggi le angurie gialle nell'Agro Pontino non sia proprio un discendente di qualche contadino trevigiano. In quella lontana località del Lazio si trasferirono, infatti, durante il ventennio fascista numerosi Veneti per lavorare nella bonifica delle estese paludi.


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