Il provveditore di Treviso: «Docenti costretti a educare al posto delle famiglie»

Il dirigente scolastico Barbara Sardella: «Quanto accade non ci aiuta I genitori sottraggono i loro figli alle responsabilità che fanno crescere» 
zago AG.FOTOFILM treviso conferenza stampa cà spineda
zago AG.FOTOFILM treviso conferenza stampa cà spineda

TREVISO. La scuola sotto attacco. Con episodi di violenza verbale o fisica da parte di madri e padri “sopra le righe” che prendono di mira maestri e prof. I docenti spesso sono in balia di genitori pronti a difendere figli indifendibili. Nei casi più “tranquilli” sono minacce, poi ci sono i ceffoni in pieno volto. Barbara Sardella, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, scuote il capo.

Negli anni ha visto la scuola trasformarsi in un ring. Ha assistito da una parte a una progressiva delegittimazione del ruolo del docente, dall’altro invece l’istituzione è stata caricata di un ruolo educativo che non le compete. Che fare? La ricetta non c’è, ma un buon antidoto può essere il dialogo. I casi di violenze (verbali e fisiche) sui docenti a Treviso non mancano. Uno di questi casi ha ispirato persino un disegno di legge a tutela degli insegnanti.

E ha fatto prendere il largo a una iniziativa parlamentare per contrastare le aggressioni. Con la proposta di modificare gli articoli 336 e 341 bis del Codice penale in materia di violenza, minacce e oltraggio al personale della scuola. Ma a mettere in guardia sull’emergenza di un crescendo di situazioni all’ordine del giorno - che vedono i genitori alla meno peggio puntare il dito contro la scuola – è per prima la Dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Treviso Barbara Sardella.

Provveditore si può dire che la scuola oggi è sotto attacco?

«La scuola non è un ring ed episodi eclatanti come quelli accaduti a Paese e Morgano sono certamente dei casi limite. Ma quello che vediamo oggi è la scarsa fiducia dei genitori nei confronti della scuola. Le contestazioni stanno diventando all’ordine del giorno.

Assistiamo a un crescendo di madri e padri che non si trovano d’accordo con la scuola in merito ai voti, alle valutazioni o non condividono situazioni che accadono. La scuola sta diventando un capro espiatorio un po’ per tutto».

Perché gli insegnanti si vedono sempre puntare il dito contro?

«Alla mancanza di fiducia che ormai è diffusa c’è la tendenza oggi da parte delle famiglie a riporre tutte le aspettative sulla scuola. E quando qualcosa non va si guarda alla scuola come la causa di tutto. La scuola supplisce ormai a tante funzioni educative. Tanto che si può dire che con sempre maggiore frequenza i ragazzi stanno più a scuola che in famiglia, con i genitori.

Il 60 per cento delle funzioni educative sono state spostate in capo alla scuola. Mentre in passato l’80 per cento era in mano ai genitori e solo il 20 per cento in mano alla scuola. Il cui compito dovrebbe essere prima di tutto quello di istruire e poi quello di educare.

Perché la funzione educativa sta prima di tutto nelle mani dei genitori. È la stessa Costituzione che lo stabilisce. Il diritto dovere dei genitori di educare i figli non può essere delegato in toto alla scuola. Invece il rapporto oggi si è invertito».

Sempre più mamme e papà che a difendono a spada tratta i figli anche quando non c’è nulla da difendere?

«Sempre più di frequente vediamo genitori difendere gli esiti e i voti negativi, le bravate, quelle che sentiamo chiamare “ragazzate”. Tutto questo non aiuta la scuola ad educare i ragazzi. Ed è in questo terreno che avviene lo scontro, il muro contro muro tra scuola e famiglia. La scuola si trova costretta da sola a svolgere il ruolo educativo.

E sempre più famiglie arrivano a tutelare il figlio al punto da sottrarlo persino alle responsabilità che lo aiutano a crescere. Ormai si tende a giustificare tutto. Le ragazzate, lo scherno, la noia. In questo purtroppo la scuola ne esce sconfitta. E si trova spesso inerme».

In questa emergenza educativa che vede per la prima volta approdare in Parlamento un disegno di legge per contrastare le aggressioni nei confronti dei docenti la scuola trevigiana quali risorse sta mettendo in campo?

«Di fronte a un crescendo di contestazioni che sono all’ordine del giorno la scuola invita sempre i genitori al dialogo. Al confronto, al comportamento corretto. Questo lavoro è diventato ormai pane quotidiano per la scuola e i docenti lo gestiscono da soli.

Là dove invece si verificano casi limite, che possono sfociare in aggressione fisica o verbale, ciascun dirigente scolastico ha il dovere di tutelare i propri dipendenti. Un preside come pubblico ufficiale è tenuto a denunciare l’accaduto con estremi di violenza fisica o verbale alle forze dell’ordine. Non si può consentire che questi fatti accadano». 
 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso