Il primo “sì” gay a Vittorio Veneto

Due quarantenni di Sacile sposi nella città della Vittoria: «Hanno scelto un paese diverso dal loro per riservatezza»

VITTORIO VENETO. Prima unione civile in provincia. È stata celebrata a Vittorio Veneto, in municipio, il giorno dopo ferragosto. Si sa poco degli sposi, perché i coniugi hanno chiesto ed ottenuto il massimo riserbo. Si tratta di due uomini sui 40 anni, legati ormai da tempo, e residenti a Sacile. Due innamorati che non hanno voluto mai palesare la loro relazione, se non ai parenti stretti e agli amici più fidati e che, di conseguenza, hanno desiderato sposarsi fuori paese. Comuni amici li hanno invitati a farlo a Vittorio Veneto, conoscendo gli amministratori locali.

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Ad indossare la fascia tricolore è stato Giovanni Napol, titolare delle finanze, che peraltro non è alla sua prima cerimonia nuziale. Ai riti civili provvedono un po' tutti i componenti della giunta, a cominciare dal sindaco Roberto Tonon. In questo caso la scelta è caduta su Napol esclusivamente per l'amicizia con quanti gli hanno chiesto il favore di celebrare il matrimonio. «Ho l'impegno alla riservatezza, quindi non dirò una virgola più del necessario» anticipa Napol, limitandosi a raccontare che «si è trattato di una cerimonia molto semplice e tranquilla, direi naturale», senza esibizionismi di alcun tipo. «Io sono felicemente sposato e ho dei figli, credo nella famiglia tradizionale e lavoro, anche come amministratore e politico, per la sua stabilità», puntualizza Napol, «ma ritengo che una coppia omosessuale abbia il pieno diritto a vedersi riconosciuti i diritti civili (non è un bisticcio di parole), senza peraltro accampare motivazioni ideologiche. Né loro, ovviamente, né noi». Vittorio Veneto è una tra le città più tradizionali della Marca, è antica sede di diocesi e ai piedi del castello di San Martino, residenza vescovile, i valori cattolici hanno impregnato il vissuto quotidiano dei suoi cittadini. Questo radicamento, però, non è stato motivo di chiusura civile, politica, culturale. Anzi, sul piano politico Vittorio Veneto è stato un laboratorio di anticipazioni: dal rapporto tra Dc e Psi, al compromesso storico, finanche alla nascita della Lega. Sul piano sociale e culturale, i 200 migranti accolti in città, seppur tra qualche protesta, non sono mai stati radicalmente osteggiati.

E, per quanto riguarda il mondo cattolico, molti ricordano ancora il vescovo Albino Luciani, poi divenuto Papa, che assunse le aperture del Concilio fino ad innervarne il tessuto diocesano. Un vescovo che ai tempi dell'Humanae Vitae, l'enciclica di Paolo VI contraria all'uso dei contraccettivi, in un primo tempo si mostrò comprensivo con gli sposi ed i loro problemi, salvo poi ribadire la sua obbedienza al Papa. La giunta vittoriese attuale, di centrosinistra, è composta da cattolici, la maggior parte praticanti, lontani dalle sfide laiche. «Sono sicuro che nessuno, proprio nessuno» afferma Napol «mi chiederà conto del mio comportamento. Anche perché ritengo che la stabilizzazione delle coppie sia un valore».

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