Il «nonno della droga» finisce in carcere

Umberto Solimene, 78 anni, era stato arrestato a Genova con tredici chili di cocaina
 
MONTEBELLUNA.
Il «nonno» della cocaina finisce in carcere. La polizia ha arrestato Umberto Solimene, 78 anni, condannato definitivamente per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. La corte d'appello di Genova ha scritto la parola «fine» su una vicenda nata proprio nel capoluogo ligure: nel 2006 Solimene fu sorpreso al porto con oltre tredici chili di coca.
 Umberto Solimene rientrava dalla Spagna con un complice, vicentino: erano andati a Barcellona per comprare la polvere bianca destinata alle narici di mezzo Veneto, Treviso e Venezia in particolare. Ora, nonostante sia quasi ottuagenario, Solimene è in carcere a Treviso. L'ordine di esecuzione della carcerazione è stato eseguito dalla polizia. Era stato proprio l'attuale dirigente della squadra mobile di Treviso, Roberto della Rocca, a condurre l'indagine che aveva portato all'arresto di Umberto Solimente, nel gennaio 2006. Il pensionato e un complice erano scesi dalla motonave «Fantastic», proveniente da Barcellona, con due mezzi: un camper e una Renault Scenic. Gli investigatori erano certi che fosse Solimene a trasportare il carico. Chi avrebbe potuto sospettare di un uomo di oltre settant'anni? La droga, infatti, fu trovata all'interno della Scenic di Solimene: il cane «Otto» della squadra antidroga ha rischiato di impazzire fiutando gli oltre tredici chili di coca nascosti accuratamente dentro i sedili dell'auto, all'interno di dodici involucri. La droga del grossista era già «prenotata» da diversi spacciatori di Treviso e Venezia. Solimene è un cognome molto noto, a Montebelluna. Ai fratelli di Umberto, ovvero Gino e Attilio, sono legate due aziende storiche in città: la «Gino Solimene Export-Import Pneumatici», in località pilastroni, e la «Solimene articoli tecnici industriali», in via Piave. Attività con le quali, va detto, Umberto non ha mai avuto a che fare in alcun modo. Sposato e con tre figli, l'arrestato in passato aveva gestito un ingrosso di bigiotteria. Il nome di Umberto non è nuovo alle cronache giudiziarie: in passato ha avuto dei guai con la giustizia per un commercio illegale di lingotti d'oro. La droga che Solimene faceva arrivare dalla Spagna era praticamente già venduta già prima di arrivare qui. L'uomo, con un paio di complici, raccoglieva gli ordini e incassava parte del denaro, poi organizzava il viaggio. Arrivata la «neve», questa veniva distribuita ai clienti. Al gruppo facevano capo decine di spacciatori.

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