Il Meschio è il fiume più «spremuto» d’Italia

Un’altra centralina spunta in via Lungomeschio, presso l’ex mulino Bruni Il Comitato Sac: «Dopo la bulimia di antenne il record di microcentrali»
Di Francesco Dal Mas

VITTORIO VENETO. Il Meschio è il fiume più "spremuto" d'Italia. Ben 15 centraline in appena tredici chilometri: un record. A far più rumore è quella che sta per vedere la luce a Cordignano, contestata dal Comune e dalla popolazione. Ma le perplessità stanno esplodendo anche su quella sorta in città, lungo la frequentatissima ciclopedonale in via Lungomeschio, dietro la caserma Gotti, a 200 metri a sud dal campo d'atletica, piscine, in un ambito SIC (Sito Interesse Comunitario). «Per questa nuova derivazione è stato sfruttato il comodo salto di livello fluviale dell' ex mulino - fa notare Michele Bastanzetti del Comitato "Società cultura ambiente" -. E' ben visibile il recente ed imponente movimento terra effettuato con lavori di arginatura in pietra, canale di scolmamento, ed una nuova chiusa. Fa specie, questo impianto, perché si trova a ridosso dei ruderi bruciacchiati del mulino Bruni andato in fiamme il 18 agosto 2015, all'epoca tutelato dalla Soprintendenza». Il SAC, «dopo la bulimia di antenne-selvagge che hanno devastato il territorio senza risparmiare colline e centri storici si interroga su questa nuova tendenza di tempestare di microcentrali non proprio estetiche i corsi d' acqua, anche in zone particolarmente delicate. Nei giorni scorsi, per quanto riguarda il Meschio, sono intervenuti anche i pescatori. «Trattandosi dello sfruttamento di un bene pubblico - interviene Alessandro De Bastiani, presidente della Commissione Territorio del consiglio comunale - sarebbe giusto che i vantaggi della produzione di energia non fossero esclusivamente ad appannaggio dei privati ma che una parte di questo ricco affare rientrasse nelle casse delle comunità municipali». Sindaco, giunta e consiglio comunale nulla possono per regolare o limitare il numero delle installazioni. Che dipendono dalla Regione. Da Savassa a Ponte della Muda sono state riattivate 15 centraline idroelettriche, 11 delle quali nel solo comune di Vittorio Veneto. Sono state realizzate sotto l'occhio vigile di Legambiente che monitora con attenzione la realizzazione accertandosi che vengano rispettate tutte le prescrizioni previste dalla legge. Come la "scala di monta", un corridoio che permette la discesa o risalita dei pesci che altrimenti sarebbero bloccati dalle turbine. «Ma oltre a questo - osserva De Bastiani - non esistono leggi che possano limitare il proliferare di queste centrali classificate come "opere di pubblica utilità" e che per questo sono sovvenzionate con interessanti incentivi pubblici che spingono i privati ad investire per ottenere le concessioni ventennali». L'unica centralina finora bloccata è quella che una società intendeva realizzare nell'ex Carnielli per la quale Legambiente ha obiettato che prima va bonificato il sito dall'inquinamento del cromo.

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