Il graffito dell’aereo sul muro di Treviso. Caccia all’autore, allora bimbo

La storia
Un aereo inciso con un sasso sul muro da un bambino spaventato ma anche affascinato dalle macchine volanti che sganciavano una pioggia di bombe sulla città di Treviso. Una delle rarissime testimonianze della Seconda guerra mondiale è emersa dal muro che costeggia la sede comunale dell’Avis in viale Terza Armata, muro che prosegue nel terreno delle vicine scuole medie Stefanini. All’epoca in questa zona c’era un rifugio antiaereo, una struttura di emergenza, realizzata in fretta, con grossi massi posti a chiudere le tettoie che prima del conflitto ospitavano il mercato del bestiame.

A valorizzare l’eccezionale reperto è stato Antonello Hrelia, presidente dell’associazione “Treviso 7 aprile 1944”, sorta in memoria di quel venerdì santo di passione che martirizzò la città, semidistrutta dal terribile bombardamento. Che sia quel tragico giorno che ha voluto ritrarre l’anonimo giovane artista? Difficile a dirsi senza ulteriori testimonianze, in ogni caso il disegno, di grandi dimensioni, è oggi perfettamente visibile poiché i volontari dell’Avis, con la presidente Antonella Torresan in testa, hanno ripulito il muro da edera e erbacce che nascondevano l’aereo, riempiendo ben 18 sacchi della spazzatura.
«Era tanto che sapevo di questo disegno, me ne aveva parlato il vecchio custode del rifugio che ora è morto» racconta Hrelia che ieri mattina ha fatto una ricognizione insieme all’assessore ai Lavori Pubblici Sandro Zampese e all’ingegnere capo del settore Roberta Spigariol. Presenti anche i dirigenti Avis e Remo Martini, alpino appassionato di storia locale, così come il collega Venturino Cagnato. «Siamo qui per capire come intervenire per tutelare un reperto così importante per la storia della nostra città» dichiara Zampese che invierà nei prossimi giorni la documentazione dell’opera e delle scritte vicine alla Soprintendenza del Veneto per capire come procedere.
Fondamentale il dossier che sta preparando Hrelia, a cui verranno aggiunte le nuove scoperte: alcune scritte semi cancellate, di colore rosso e blu, fino ad ora nascoste completamente alla vista dallo striscione dell’Avis che ieri è stato rimosso. Vi si intravedono le parole: Victoria, apparecchi, Merc (che sta probabilmente per mercato perché tale era la funzione del foto boario).
Ma ciò che incanta e lascia a bocca aperta è quel grosso aereo, scalfito nell’intonaco con tanta tenacia da mani bambine. Ha la sagoma di un caccia americano, probabilmente un P47 Thunderbolt o un P51 Mustang secondo Hrelia, ma – nota Martini – sul davanti presenta una lunga mitragliatrice che la sagoma del pilota in piedi sembra voler usare con decisione. E questo fa pensare a un bombardiere. Il risultato è un aereo “ibrido” , reinventato dalla fantasia di un bambino che indugiava a disegnare, forse trascinato dalla mano tremante della mamma alla ricerca di un posto riparato dove salvarsi dai mostri del cielo.
«Noi faremo di tutto per salvare questo frammento di storia» aggiunge Zampese che precisa come tutta la zona sarà oggetto di prossimi interventi volti a recuperare le possenti mura cinquecentesche, in accordo con l’assessore alla Cultura Lavinia Colonna Preti. Saranno gli esperti restauratori a dire come in questa cornice potrà trovare spazio e tutela il graffito, magari protetto da una lastra di vetro come è stato fatto nel Sacrario di Fagarè. Nel frattempo Antonello Hrelia lancia un appello alla ricerca di quel ragazzino che potrebbe essere ancora vivo, seppur novantenne, o aver raccontato l’incredibile storia a figli e nipoti. —
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