Il giallo di Cornuda: tracce di sangue e saliva nel bagagliaio dell’auto

CORNUDA. Una storia d'amore iniziata con lui che la portava in braccio a casa e finita nella scarpata del tornante numero 3 del monte Grappa. «Sarai la mia regina e io realizzerò tutti i tuoi sogni» aveva detto Pascal Albanese, ex impiegato della Velo di Altivole, quando nel 2003 conosce l’ucraina Sofiya Melnik e la corteggia incessantemente.
Una storia d'amore vera, almeno all'inizio, punteggiata più tardi da altre relazioni che la donna aveva intrecciato con nuovi uomini. Da nove anni con un geologo emiliano con cui condivideva lussuosi viaggi, da poco più di un mese con un medico radiologo dell'ospedale di Montebelluna, per il quale avrebbe deciso di lasciarsi alle spalle le precedenti relazioni. Al caso dell’omicidio della bella ucraina la trasmissione «Chi l'ha visto?» ha dedicato un lungo servizio, ieri sera, cercando di svelare i punti oscuri che ancora circondano il giallo.
Chi e perché l'ha uccisa, massacrata di botte e poi gettata in una scarpata ancora viva? Perché nel bagagliaio dell’auto sono state trovate cospicue tracce di sangue e saliva, appartenenti a Sofiya? Durante la trasmissione, a ripercorrere l'inizio della travolgente storia del travolgente amore tra Sofiya e Pascal è Nadiya, una delle più care amiche della donna. Si erano conosciute nel 2003 durante il periodo dei saldi nella boutique Al Siletto in centro a Treviso.
La storia con Pascal era iniziata un paio d'anni prima, quando Sofiya faceva la barista in un locale tra Montebelluna e Caerano. «Lei mi raccontava che Pascal andava ogni sera nel suo locale a bere qualcosa, si sedeva allo stesso tavolino e con una mano sotto il mento la guardava. Lei era innamoratissima e lui le prometteva che avrebbe coronato tutti i suoi sogni» ricorda Nadiya. I due iniziarono a frequentarsi assiduamente, Sofiya era quindi tornata in Ucraina per divorziare dal marito, Pascal aveva lasciato il suo impiego per il fallimento dell’azienda diventando promotore finanziario. Il denaro torna al centro della vicenda nel verbale del 17 novembre, quando Pascal è stato ascoltato dai carabinieri che avevano precedentemente raccolto la denuncia di scomparsa del geologo.
La deposizione di Pascal risale quindi a poche ore prima del suo suicidio. Alle forze dell'ordine l'uomo aveva riferito che il giorno della scomparsa Sofiya, il 15 novembre, lei gli aveva accennato che si sarebbe trovata con due uomini per discutere un investimento finanziario, senza però saper identificare queste persone, né il luogo dell'appuntamento. L'avvocato Antonio Petroncini, legale della famiglia Albanese, ha fatto sapere che all'interno dell'auto della donna, rinvenuta a Maser dopo la sua scomparsa, è stata trovata una traccia di sangue e saliva di «consistente rilevanza».
Un dettaglio agghiacciante, che fa presagire che Sofiya sia stata massacrata di botte, poi caricata nel bagagliaio della sua automobile quando era ancora viva e gettata nel dirupo, dove sarà ritrovata il 24 dicembre da un cacciatore, Devis Bontorin. Chi ha guidato l'automobile per disfarsi del corpo in quel luogo così isolato? Resta ancora irrisolto il mistero delle chiavi dell'auto, un paio sarebbe stato trovato a casa di Pascal, ma Carol, la sorella dell'uomo, pensa che possano essere il doppione delle originali, visto che borsetta e cellulare di Sofiya non sono mai stati ritrovati.
Tuttavia i dubbi si concentrano su Pascal, che accetta di dormire insieme al geologo emiliano e a Sofiya nella casa di Cornuda, che era stata acquistata con i soldi del professionista emiliano per essere regalata a Sofiya che ci viveva con Pascal. Una complessa dinamica familiare che sembra andare all'aria quando Sofiya incontra il medico di Montebelluna, ed è disposta a tagliare in modo netto con il passato. Una scelta che scatenerà l’ira dell’assassino.

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