Cornuda, un giallo lungo oltre un mese risolto nel gelo del Grappa

CORNUDA. Alle pendici del Grappa c'è ancora la neve accumulata lungo la strada. E' la vigilia di Natale quando i cacciatori, di prima mattina, setacciano i boschi all'altezza del terzo tornante, sulla strada che da Romano d'Ezzelino porta in cima alla montagna. Sono i cani ad accorgersi del corpo.

Sofiya è stata gettata dalla banchina sulla strada in un burrone profondo qualche metro, buttata come un rifiuto tra piatti di plastica, fazzoletti, pacchetti di sigarette. E' vestita, in posizione fetale.

Manca dal 15 novembre. Il corpo è stato martoriato da pioggia, gelo, neve. Servirà l'autopsia per capire come sia stata uccisa: bisognerà attendere qualche giorno, gli inquirenti spiegano che "non c'è ragione di urgenza".

L'ultimo, misterioso messaggio inviato da Sofiya è del 15 novembre: "Non posso venire, esco con una mia amica", recita l'sms spedito al medico trevigiano che frequentava. Il 16 novembre il convivente, Pascal Albanese, le chiede "Dove sei?", il giorno dopo è un geologo emiliano, che a sua volta frequentava Sofiya, a denunciare la scomparsa in caserma a Cornuda.
Il 26 novembre Pascal viene trovato impiccato, a casa, dai parenti. Due giorni dopo, a Maser, la Renault Megane nera di Sofia è ritrovata a Maser, in un parcheggio.
Un mese di indagini, sopralluoghi del Ris, ricerche serrate con decine di uomini in campo. Fino alla vigilia di Natale.
Il recupero della salma affidato a Suem, carabinieri, vigili del fuoco di Bassano e Vicenza, gruppo speleo alpino fluviali. Il giorno prima di Natale, Sofiya l'hanno ritrovata in un dirupo usato come discarica.
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