Il giallo di Cornuda, la mamma di Sofiya: «Voglio giustizia»

Cornuda. In tribunale a Treviso, Valentina Sidash, mamma di Sofiya, ha lasciato un campione di saliva per il test del Dna, da comparare con il cadavere
Borin Cornuda Sofiya Melnyka
Borin Cornuda Sofiya Melnyka

CORNUDA. «Voglio la verità sulla morte di mia figlia. Voglio sapere chi l’ha uccisa». La mamma di Sofiya Melnik, Valentina, è arrivata ieri in tribunale a Treviso per incontrare, accompagnata dall’avvocato Francesco Zacheo, il sostituto procuratore che sta coordinando le indagini sulla morte della figlia e sul suicidio di Pascal Albanese. È stato un vertice per fare il punto della situazione in attesa che, nella giornata di oggi, venga effettuato il test che metterà a confronto la saliva di Valentina con un campione di dna prelevato dal cadavere rinvenuto la vigilia di Natale. Si tratta dell’ultimo esame necessario per stabilire con certezza l’esatta identità della donna. La madre infatti non ha ancora abbandonato del tutto la speranza che la figlia non sia quella trovata morta nella scarpata del tornante numero 3 del monte Grappa, ma che si sia semplicemente allontanata.

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«La madre della ragazza vuole sapere chi è stato e perché», ha poi aggiunto l’avvocato Zacheo al termine dell’incontro con il pm Giulio Caprarola. La Procura è in attesa della relazione finale dei carabinieri del Ris di Parma che si stanno concentrando sulle tracce biologiche trovate all’interno dell’automobile di Sofiya, la Rénault Megane cabrio nera, ritrovata il 28 novembre scorso all’inizio del sentiero che porta a Forcella Mostaccin a Maser, ad una trentina di chilometri di distanza dal punto dove è stato ritrovato il cadavere della 43enne ucraina.

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Piccole macchie, probabilmente di sangue e saliva, che potrebbero appartenere a Sofiya Melnik e che sarebbero compatibili con l’ipotesi di un violento pestaggio da parte dell’assassino prima di scaricare il corpo della donna nel bosco ai piedi del massiccio del Grappa, nel comune vicentino di Romano d’Ezzelino. Proseguono anche gli accertamenti sull’ultima immagine di Sofiya ancora in vita assieme al suo assassino che potrebbe essere stata immortalata da una telecamera che si trova nel centro di Romano Alto, la zona nord del comune ezzelino, all’imbocco con la statale Cadorna, la strada che collega Romano d’Ezzelino a Cima Grappa.



La verità di Pascal, pronunciata davanti ai carabinieri poche ore prima del suo suicidio, è che il giorno della scomparsa Sofiya, il 15 novembre, lei gli aveva accennato che si sarebbe trovata con due uomini per discutere un investimento finanziario, senza però saper identificare queste persone, né il luogo dell’appuntamento. L’avvocato Antonio Petroncini, legale della famiglia Albanese, ha fatto sapere che all'interno dell’auto della donna, rinvenuta a Maser dopo la sua scomparsa, è stata trovata una traccia di sangue e saliva di «consistente rilevanza». Un dettaglio agghiacciante, che fa presagire che Sofiya sia stata massacrata di botte, poi caricata nel bagagliaio della sua automobile quando era ancora viva e gettata nel dirupo, dove sarà ritrovata il 24 dicembre da un cacciatore, Devis Bontorin.


 

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