Il cordone ombelicale salva una vita

Una sacca di sangue cordonale trevigiano curerà un bambino francese malato di leucemia acuta. La conferma della compatibilità delle cellule staminali estratte da un cordone ombelicale è arrivata nei giorni scorsi all'ospedale Ca' Foncello di Treviso. Immediata quindi la spedizione della sacca salvavita al centro ematologico di Lille, in Francia, dove è ricoverato il piccolo paziente e dove sarà predisposto al più presto il trapianto del materiale biologico per contrastare l'avanzata del suo tumore sanguigno.
Dal 2004 a oggi è la diciassettesima volta che il match tra donatore e richiedente va a buon fine grazie a una delle sacche custodite alla banca del sangue cordonale dell'Usl 9. Le probabilità che ciò avvenga sono pari a una su centomila circa. Nel caso di corrispondenza, la persona malata può contare su una chance importante di salvezza. «Quest'ultima donazione è partita dalla banca del sangue cordonale di Treviso verso il Nord della Francia» conferma Sergio De Angeli, responsabile della struttura, «questo conferma che l'area trevigiana si mantiene su un numero di donazioni tra i più alti a livello nazionale». Grazie ai cordoni ombelicali donati dalle mamme della Marca, negli ultimi undici anni, sono stati aiutati neonati e ragazzini affetti da gravi patologie ematologiche e ricoverati nelle cliniche di tutto il mondo, tra cui Stati Uniti, Francia e Canada. Una sola volta invece, le cellule staminali conservate dalla banca del Ca' Foncello sono state destinate a un giovane paziente italiano e sono state inviate a un ospedale di Firenze.
Traguardi che confermano l'importanza della banca del sangue cordonale di Treviso nel panorama internazionale: con oltre 1.100 sacche attualmente stoccate, la struttura rappresenta la terza banca in Italia, dopo Milano e Pavia. Un posizionamento importante, che i medici trevigiani, in collaborazione con l'associazione di volontariato Admor e Adoces, puntano a rafforzare ancora di più. «Qualsiasi mamma intenda donare il sangue cordonale lo può comunicare al proprio ginecologo. Il percorso inizia con un colloquio formativo durante la gravidanza e un normale prelievo di sangue che la mamma deve fare comunque», spiega Andrea Frigato, direttore del centro trasfusionale. Una volta verificata l'idoneità della madre si deve attendere il momento del parto. «Appena il bambino nasce viene lasciato per un minuto attaccato al cordone ombelicale, come indica l'Organizzazione mondiale della sanità, e poi si recide il cordone», aggiunge Enrico Busato, primario di ginecologia e ostetricia, «solo a questo punto inizia la raccolta di sangue, aspirandolo in un'apposita sacca che verrà poi inviata al centro trasfusionale per la verifica del numero di cellule presenti e la conservazione nella banca».
La sfida sarà ora quella di incentivare ulteriormente le donazioni: è stato infatti calcolato che, per garantire una copertura ottimale del fabbisogno, bisognerebbe triplicare il numero delle unità disponibili all’interno delle banche solidali. Un patrimonio prezioso che oggi ammonta a 20.000 sacche.
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