«Il Comune salvi l’archivio Coassin e lo renda fruibile»

«Il Comune salvi la collezione Coassin e si attivi per rendnderla fruibile al pubblico». È l’appello che Gigi Calesso (Coalizione Civica) lancia all’amministraziome comunale all’indomani della notizia dello sfratto dall’attuale sede del patrimonio conservato, dal 2012, negli spazi dell’ex Archivio di Stato in via Marchesan. La richiesta della Provincia è che i 400 metri quadrati occupati da macchine fotografiche, telecamere, proiettori, cineprese, macchine per la digitalizzazione, oltre all’immensa raccolta di libri, fotografie e filmati, vengano liberato entro lunedì. Una parola. Coassin ha avviato un trafelato trasloco, ma non ha un luogo dove poter depositare quella ricchezza. «La notizia dello sfratto e il rischio che questo prezioso patrimonio culturale venga disperso e risulti inutilizzabile nel prossimo futuro è un duro colpo per chi ha apprezzato questa raccolta e per tutti coloro che hanno a cuore le risorse culturali della città – dice Calesso – anche perché la collezione Coassin, si inserisce in un più ampio patrimonio e in un lungo percorso che caratterizza Treviso, quello della cultura dell’immagine». Lo testimoniano la Treviso “urbs picta”, gli affreschi di Tomaso da Modena, la collezione Salce, la produzione degli Alcuni, ma anche il Treviso Comic Book Festival e il festival SoleLuna, elenca Calesso. «È per questi due motivi che faccio appello all’amministrazione comunale perché individui una soluzione per permettere che la collezione Coassin non venga smembrata ma continui a essere conservata in un’unica sede. Ma penso che l’amministrazione cittadina possa fare di più, destinando un contributo economico per la conservazione, la gestione e la valorizzazione della collezione, puntando anche a rendere fruibile al pubblico la parte del materiale che può essere di largo interesse e mettendo a disposizione degli studiosi in appositi spazi quello che può essere utilizzato per la ricerca. Così verrebbe valorizzata la Città della Cultura dell’Immagine». —
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