Il Comune: coprite quel muro con le siepi

Polemica sul muro alto tre metri a protezione della lottizzazione Borgo San Martino, a Santa Bona, la giunta del sindaco Giovanni Manildo prende le distanze e avverte: «Non verranno autorizzati altri “fortini” simili in città, perché Treviso è una città sicura, anzi inviteremo i costruttori del borgo a mascherare quel muro con della vegetazione».
Ma sempre gli attuali inquilini di Ca’ Sugana precisano, anche in risposta all’attacco di Italia Nostra di sere fa durante un dibattito pubblico: «Tutte le autorizzazioni legate a quella lottizzazione di Santa Bona sono state date dalla precedente giunta leghista di Treviso», dice l’assessore alla crescita e allo sviluppo Paolo Camolei, con delega all’edilizia, «Muro di cinta compreso, quindi, che per regolamento comunale come recinzione comunque non avrebbe dovuto superare i due metri di altezza. Tocca invece i tre metri, ma perché non è stato presentato, nel progetto, come una normale recinzione bensì come una barriera fonoassorbente, che il limite dei due metri non deve rispettare».
E quindi, per quanto la cosa appaia anomala, tutto è in regola. Anche se c’è da chiedersi: che senso ha aver chiesto l’autorizzazione, e averla data, per costruire una barriera fonoassorbente su via Nicola di Fulvio, laterale di via Santa Bona Nuova, a poche decine di metri dalla casa di riposo e vicino a un piccolo supermercato? Non siamo a ridosso di tangenziali o altri fonti di grande rumore, la zona è tranquilla.
E quindi la mossa dei costruttori - assolutamente lecita - appare più uno stratagemma per offrire ai compratori dei villini un di più dal punto di vista della sicurezza, appunto il nodo che ha fatto parlare di “fortino” in stile americano, sintomo di una crescente insicurezza sociale che spinge le persone a vivere blindate.
E quindi le accuse di Italia Nostra vanno casomai girate alla Lega, anche se la questione della barriera fonoassorbente non va contro alcun regolamento comunale, che parla appunto di un limite di due metri ma solo per le “recinzioni”. Questa, di fatto, per un non addetto ai lavori appare una mega-recinzione, eppure dal punto di vista burocratico è altra cosa: una barriera antirumore, anche se sempre di mattoni è fatta, «che a suo tempo ha ottenuto il parere favorevole del settore ambiente», precisa sempre Camolei, che sottolinea: «Rispettiamo il diritto alla privacy, ma diciamo no a quartieri murati. L’opera è in regola, ma sicuramente la nostra idea di città non è quella di quartieri fortificati o murati: Treviso è una città sicura e di certo non ha bisogno di alzare muri. Ripeto: al tempo, la ditta in questione aveva fatto al Comune una richiesta di poter realizzare una protezione acustica, una barriera antirumore, richiesta che era stata valutata positivamente dal settore ambiente e per la quale il settore edilizia aveva rilasciato le autorizzazioni del caso. Quello però che chiederemo ora alla ditta è di intervenire per rendere più verde la struttura, piantumando per esempio degli alberi. In questo modo si vedrebbero contemperate le due esigenze: il bisogno di protezione e una visione più gradevole per residenti e cittadini», perché quel muro nudo, alto tre metri, almeno visto dalla strada, impressiona un po’.
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