Il Centro famiglia apre alle coppie gay e di fatto

Meno trevigiani con l’anello al dito e culle sempre più vuote. Le famiglie della Marca si mostrano così sotto la lente della crisi e dei cambiamenti sociali. A metterne a fuoco la fotografia è la Fondazione Centro della famiglia di Treviso che festeggia in questi giorni con un ricco programma di eventi il quarantesimo anniversario della sua nascita.
Punta dell’iceberg di una montagna di trasformazioni sociali in atto, che insieme all’impennata di convivenze vedono uscire allo scoperto la dibattuta questione delle coppie gay. Alle quali Don Cusinato, direttore del Centro della Famiglia non chiude le porte, anzi. «Sono dinamiche sta studiare e capire, altrimenti andiamo avanti solo per ideologie». In provincia di Treviso una percentuale di natalità tra le più basse in Italia. Dell’1,09% di figli a donna. La media nazionale resta ferma all’1,24%.
Il record dei divorzi si scopre in provincia a Vittorio Veneto. Dai dati sullo stato civile della popolazione messi in luce da Unioncamere Veneto in provincia di Treviso risulta poi sposato il 24,1% degli uomini (213.468) e il 24,2% delle donne (215.071). Al divorzio ricorrono infine più donne che uomini: l’1,4% della popolazione femminile (12.197) contro l’1% di quella maschile (8.568). E proprio alla luce dei dati portati allo scoperto in quarant’anni di cammino, a fianco delle giovani coppie e famiglie, il Centro della famiglia prova a decifrare i non pochi cambiamenti sociali in corso: «Le emergenze di oggi non sono altro che lo sviluppo di problemi che erano presenti anche 40 anni fa», spiega don Mario Cusinato, presidente della fondazione Centro della famiglia, «Certo sono più grandi ma ci sono più risorse e siamo meglio attrezzati per rispondere». In gioco pure una pluralità di forme di vita di coppia che ormai chiedono di essere riconosciute: «Divorzi, separazioni, convivenze, la questione gender e adesso anche la riforma dell’annullamento dei matrimoni da parte della Chiesa. Sono tutte questioni che chiedono a tutti noi un’attenzione maggiore», sottolinea don Mario, «La famiglia resta un bene per la società e devono essere date maggiori possibilità di formazione e cura». Don Mario Cusinato, il sacerdote trevigiano per trent’anni docente di psicologia della famiglia all’Università di Padova, nonché fondatore dell’Accademia internazionale della famiglia, tiene in mano il libro fresco di stampa dal titolo: “L’albero della vita”.
Racconta di tutte le risorse messe in campo in 40 anni. Non lascia fuori della porta nemmeno le sfide più spinose: «Le dinamiche delle coppie gay sono da studiare empiricamente», spiega don Mario, «Altrimenti andremo avanti soltanto per ideologie». Anche il matrimonio civile chiede di riscoprire la sua valenza: «Ci occupiamo come fondazione anche della preparazione delle coppie che scelgono il matrimonio civile», aggiunge don Mario, «Il matrimonio religioso non sempre viene vissuto nella fede. A volte ci troviamo di fronte tanta apparenza e poca sostanza, sebbene il matrimonio sia celebrato in chiesa”. La Chiesa trevigiana è pronta a tenere il passo dei cambiamenti sociali?: «Dobbiamo saper distinguere i vari livelli per valorizzare la specificità di ciascuno. Questa è la vera modernità. Il matrimonio civile è rito antico. Le coppie di fatto devono essere considerate nel valore di persone che si relazionano tra di loro», conclude il padre del Centro della famiglia. Correva l’anno 1975 quanto il centro ha aperto i battenti. Da allora la fondazione ha preparato 17.000 trevigiani al matrimonio, ha seguito quasi 4.000 casi di consulenza e terapia familiare e ha messo in campo oltre 300 coppie come operatori familiari.
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