Il Canapificio: una fabbrica, un paese

Crocetta. Fondato nel 1883 raggiunse i tremila dipendenti, stasera presentazione di una ricerca

CROCETTA. C'è la ciminiera, c'è il grande serbatoio d'acqua, ci sono i capannoni distribuiti in modo regolare con tetto a falda che oggi farebbero pensare a delle casette a schiera. E di fianco scorre il canale Brentella. Oggi lì non si lavorano più canapa e cordami, ci sono varie attività e dello storico canapificio è rimasta solo la struttura esterna a testimoniare una avventura industriale durata una ottantina di anni e nata da quella intuizione imprenditoriale che un secolo dopo sarà chiamato il miracolo del Nord-Est. E la storia del Canapificio Veneto Antonini & Ceresa Spa, noto a tutti come il canapificio di Crocetta, sarà raccontata questa sera, alla sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso, da Tiziano Biasi, che alla storia del canapificio ha dedicato una approfondita ricerca. E non solo lui si è occupato del canapificio, ne parla infatti anche l'ex sindaco Sisinio Narduzzo in uno dei suoi libri. Una storia che comincia nel 1883 e che fa seguito ad un incontro causale al mercato di Montebelluna tra Andrea Antonini e Giovan Battista Marcato, conduttore di una filanda nella zona della Crocetta, che allora faceva parte del Comune di Cornuda, che aveva espresso l'idea di costruire una fabbrica di corde. Era nato in seguito a quel colloquio il Canapificio Veneto Antonini & Ceresa Spa. Correva l'anno 1883 e i soci erano Antonio e Andrea Antonini, padre e figlio, i fratelli Giacomo e Pacifico Ceresa e Angelo Zorzetto, veneziani i primi quattro, trevigiano il quinto, titolare di una fonderia. E così era sorto lo stabilimento di 700 metri quadrati, costato un milione e mezzo di vecchie lire. L'area prescelta era quella vicina alla vecchia filanda, il canale forniva energia in abbondanza, la manodopera non era certo difficile trovarla in un territorio in cui dominava la povertà e la industrializzazione muoveva solo allora i primi passi. E il successo fu immediato, tanto che ben presto il canapificio era arrivatoa produrre 120 quintali al giorno di filati di canapa e cordami e nei primi anni del ventesimo secolo i dipendenti si avvicinavano alla soglia dei 3mila. E attorno al canapificio sorse un piccolo paese: per risolvere il problema dell'alloggio, della mensa e di tutte le necessità del mondo dei lavoratori che arrivavano anche da fuori paese venne costruita la casa operaia (dormitorio per le ragazze) e successivamente delle vere case a schiera (140 abitazioni). Insomma attorno al canapificio era nato un villaggio operaio con l'asilo per i figli dei dipendenti, la cooperativa per i generi di prima necessità, il forno per il pane, le villette per i dirigenti, il campo sportivo, il circolo culturale, la chiesetta di S. Teresa. Ma come tutte le vecchie fabbriche poi iniziarono gli alti e bassi e quando nel 1968 il Canapificio fu incorporato nel Linificio Nazionale di Milano terminò la sua storia, con lo smantellamento dello stabilimento. (e.f.)

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