Il campanile e l’ufficiale gentiluomo

SPRESIANO. Si parla molto delle distruzioni provocate dalle due Guerre mondiali e delle sofferenze subite dalle popolazioni a causa di queste. Quasi nulla invece si sa di chi fu costretto dal suo governo a comportarsi da vandalo. Una di queste persone è Andreas Gessell-Payer che il 10 maggio 1918, da ufficiale dell’esercito austroungarico, diresse i colpi d’artiglieria che abbatterono il campanile di Spresiano e si ritrovò a passare casualmente per il paese il giorno dell’inaugurazione della torre campanaria ricostruita nel 1926. Il campanile, alto più di cinquanta metri, era usato come torre d’avvistamento per dirigere i tiri di obici e cannoni italiani contro le truppe austroungariche attestate oltre la linea del Piave. Da qui la necessità di abbatterlo da parte del nemico di allora.
«Gessell scrisse al parroco di Spresiano, poco prima di morire tra il 1978 e il 1979. Oltre allo scritto in tedesco inviò in parrocchia anche due suoi disegni del momento del crollo del campanile», spiega Giuliano Simionato che ha raccontato questi episodi nei suoi libri “Spresiano. Profilo storico di un Comune” e “Una comunità e i suoi segni. Campanile e campane a Spresiano”. «Probabilmente era ungherese. Dopo la guerra era diventato medico e negli ultimi anni della sua vita abitava a Heidenberg in Germania Occidentale», conclude Simionato. Passi del diario di guerra dell’allora ufficiale austroungarico sono riportati in appendice assieme ai suoi disegni nei libri dello storico spresianese.
«Era il 10 maggio 1918, un afoso pomeriggio quasi estivo io ero d’osservazione coi cannocchiali da campo. Ricordo la particolarità della data poichè in quei giorni le nostre batterie subivano distruzioni sistematiche da parte delle posizioni italiane che vanificavano efficaci contromisure a causa dell’insufficienza di munizioni», scrive Gessell, che allora comandava la batteria posizionata nel quadrato di Mandre a tre chilomeri dal Piave. Viene poi l’ordine di colpire la torre campanaria. «I colpi arrivarono sempre più sotto il campanile finchè uno di questi lo centrò in pieno. Osservai col cannocchiale la profonda crepa formatasi lungo tutta la linea mediana dall’alto in basso. Il campanile sembrava colpito da un fulmine, e rimase immobile sino a quando non fu ripreso il cannoneggiamento, aprendosi in due e cadendo rovinosamente», continua l’allora ufficiale. I suoi commilitoni lo festeggiano e dei soldati arrivano perfino a sollevarlo in aria sia pure contro la sua volontà.
La guerra finisce e lui nel 1926 si ritrova a passare in auto per Spresiano mentre torna da Venezia con la moglie. Vede il campanile in piedi e la strada bloccata. Si festeggia la sua ricostruzione. «Decisi di allontanarmi al più presto. Ma credo tuttora in qualcosa di soprannaturale. Mi sono sentito quasi di fronte al giudizio divino per essere giunto all’invito a proposito, anche se per puro caso», conclude Gessell.(g. z.)
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