Il campanile cade a pezzi Caonada vuole salvarlo

Montebelluna, cede il cemento della struttura, base già transennata per motivi di sicurezza. Abbatterlo e rifarlo è l’ipotesi drastica, si studia come ammortizzare le campane
Poloni Montebelluna problemi strutturali al campanile di Caonada
Poloni Montebelluna problemi strutturali al campanile di Caonada

MONTEBELLUNA. Abbatterlo è l’ipotesi più drastica, fortunatamente anche la più remota. Serve però un intervento massiccio e urgente perché il campanile di Caonada è malato grave, anche se - si spera - non terminale. Il cemento sta letteralmente cadendo a pezzi, tanto che la base dello storico campanile “nudo” è già stata transennata per motivi di sicurezza.

Al capezzale del simbolo della frazione c’è già una squadra di tecnici che sta valutando il da farsi: raderlo al suolo e ricostruirlo pare al momento un’ipotesi estrema quanto improbabile. Quella più realistica sembra prevedere un intervento per “staccare” le campane e rimontarle in loco su una base dotata di ammortizzatori, in modo da rendere il loro movimento meno impattante per la struttura portante. Ogni giro di campane rappresenta uno scossone che il vecchio cemento armato sopporta a denti stretti.

Vecchio sì, ma in realtà neanche vecchissimo: la costruzione della chiesa di Caonada risale alla metà degli anni ’30, ma il campanile è stato eretto molto dopo, nei primi anni ’60. La struttura ha circa 55 anni, insomma, ma li dimostra tutti. «Carbonatazione», spiega il geometra che coordina i sopralluoghi, Luciano Bottero: è questo il nome tecnico del “virus” che ha colpito il campanile. Senza entrare in tecnicismi da libro di chimica, è in pratica un processo di decadimento che nel calcestruzzo armato - come in questo caso - ha un effetto negativo e rappresenta una delle principali cause di degrado del materiale. Il cemento si sgretola, insomma, e le foto qui in pagina mostrano le ferite meglio di qualsiasi descrizione.

Che fare, allora? È quello che stanno cercando di capire i tecnici, in costante aggiornamento con la parrocchia. Bisognerà valutare anche i costi, che si preannunciano pesanti, seppur non ancora quantificati. Al cemento potrebbe bastare un’operazione di “maquillage”, a patto di cercare di risolvere - almeno in parte - il problema alla radice, in modo da non ritrovarsi al punto di partenza nel giro di pochi anni. E risolvere il problema alla radice significa soprattutto limitare l’impatto ondulatorio del movimento delle pesanti campane, che mette sempre più a dura prova l’età del campanile. Per questo si studia come staccare le campane stesse dall’attuale supporto per poi piazzarle su una struttura collegata al campanile tramite un sistema di ammortizzatori. Una specie di cuscino, insomma, per rendere più tollerabili gli acciacchi dell’età.

Anche il parroco conferma che qualcosa va fatto e scarta l’ipotesi drastica della possibile “distruzione controllata” per poi ricostruire un campanile più piccolo: «Siamo a livello di leggenda metropolitana», dice al telefono. Già cinque anni fa, all’inizio del 2013, la parrocchia di Caonada aveva presentato un progetto di sistemazione del campanile per una spesa di poco superiore agli 85 mila euro, battendo cassa in Comune: dal municipio erano arrivati 13.333 euro, utili per una manutenzione straordinaria ma evidentemente non risolutiva.
 

Argomenti:chiesa

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso