I ragazzi del convitto a Muraro: Ripensaci

Gli studenti del Maffioli scrivono al presidente della Provincia dopo la decisione di chiudere Possagno
Di Vera Manolli
DeMarchi Possagno istituto alberghiero DeMarchi Possagno istituto alberghiero
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POSSAGNO. Studenti sulle barricate per salvare la loro scuola: «Vogliamo spiegazioni dalla Provincia». Con loro si schierano i genitori, tutti contro la chiusura dei tre convitti del Maffioli. Categorici: «Il convitto di Possagno non si tocca». Gli studenti dell’istituto Maffioli hanno già raccolto 420 firme (anche nelle sedi di Castelfranco e Riese) e hanno scritto una lettera al presidente della Provincia, Leonardo Muraro, alla Regione e al Provveditorato degli studi. A tutti chiedono spiegazioni. Per la Provincia, la sede dell’istituto di Possagno cade a pezzi, non ci sono i soldi per restaurarla e per questo, dopo averlo consultato, è stato chiesto al preside, Franco Pivotti, di stoppare le iscrizioni al convitto e al semiconvitto per le classi prime. «Chiediamo che le attività di convitto non vengano sospese», scrivono gli studenti, «Vogliamo che venga presa in considerazione la possibilità di trasferire l’attività didattica degli studenti e il servizio di convitto di Possagno nella attuale sede di Crespano». Per i genitori con la chiusura viene a mancare «un servizio eccellente, di qualità». Ne è convinta Francesca Cuccia, insegnante di Vicenza e mamma di uno studente: «Per i nostri ragazzi il convitto è una vera e propria palestra di vita. È una garanzia per lo studio e per la formazione dei giovani, una realtà che non deve assolutamente chiudere e lotteremo per salvarla». Sul piede di guerra anche gli insegnanti che hanno convocato per i prossimi giorni un’assemblea sindacale. «Il preside ha intenzione di accettare le richieste della Provincia», confidano a denti stretti gli istitutori. Anche se ci sono già degli iscritti alle classi del primo anno, il convitto e di conseguenza la scuola sono a rischio chiusura. Dalla Provincia si alza un muro e viene snobbata la proposta, lanciata un mese fa dopo il consiglio d’istituto dal preside Pivotti. Aveva suggerito di posticipare di un anno la decisione e, con la collaborazione di tutte le parti, trovare la soluzione migliore. «Perché puntate sempre sulle sedi di Possagno e Crespano ?», chiedono gli studenti, «senza tenere in considerazione che da qui escono ragazzi che si sono sempre distinti nel loro lavoro, per le loro conoscenze. Invece di causarci disagi e volerci togliere delle possibilità perché non risolvete il problema definitivamente cercando la soluzione più adeguata e comunque coinvolgendo noi, le nostre famiglie e il nostro preside?».

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