I pazienti dall’Usl al privato: condannato

ODERZO. Due anni e due mesi di carcere per il reato di concorso in abuso d’ufficio con l'aggravante di un vantaggio patrimoniale di rilevante entità (superato di 60 giorni il limite entro il quale può essere concessa la condizionale). E ancora: interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena, 500 mila euro di risarcimento da pagare all’Azienda ospedaliera che si è costituita parte civile tutelata dall’avvocato Luciana Puppin lamentando un pesante mancato introito (la richiesta era di 2 milioni e mezzo di euro) oltre al saldo delle spese legali. Assoluzione, invece, per l’ipotesi di falso. Ecco la sentenza pronunciata ieri pomeriggio dal gup padovano Cristina Cavaggion a carico del professor Gian Antonio Favero, 62 anni originario di Motta di Livenza con residenza a Jesolo, ex direttore della Clinica odontoiatrica di Padova, finito sotto inchiesta dopo un servizio trasmesso dal tiggì satirico “Striscia la Notizia”. Servizio che aveva svelato come il cattedratico – ordinario all’Università di Padova e proprietario di una miriade di società cui fanno capo le Cliniche Favero sparse in mezzo Nordest – dirottasse i pazienti dalla struttura pubblica ai suoi ambulatori odontoiatrici dove, peraltro, lavorano (o comunque lavoravano fino all’apertura del procedimento penale nel dicembre 2012) anche due suoi stretti collaboratori universitari, l’attuale direttore della Clinica universitaria Edoardo Stellini di Treviso e il dottor Michele Donà di Teolo. Questi ultimi sono stati rinviati a giudizio (il processo è fissato per il 4 ottobre sempre per concorso in abuso d’ufficio).
Difeso dall’avvocato Antonio Franchini e Luigi Quintarelli di Venezia, diversa è stata la strategia difensiva scelta da Favero che ha evitato il rischio del pubblico dibattimento chiedendo (e ottenendo) l’ammissione al rito abbreviato in base al quale la pronuncia del giudice avviene “allo stato degli atti” (il materiale documentale raccolto. Rito che prevede per l’imputato lo sconto secco di un terzo rispetto alla sanzione base. Quasi integralmente accolta la richiesta del pubblico ministero Sergio Dini che aveva reclamato la condanna a due anni e 10 mesi: «C'era un meccanismo oliato per depistare i pazienti dalla struttura pubblica agli ambulatori privati del professor Gian Antonio Favero» aveva insistito il pm.
Nel video, trasmesso da “Striscia” e girato con la telecamera nascosta, il professor Favero accoglieva sempre da soli i pazienti della Clinica universitaria situata a Padova in via Venezia: una rapida occhiata alla lastra e una veloce visita, poi la proposta di una prestazione odontoiatrica nella struttura pubblica per 12 mila euro, nelle sue Cliniche con un risparmio di due, tre mila euro. Con prestazioni erogate in un’unica giornata. In qualche occasione sarebbe stato sostituito dai colleghi coimputati. Interrogati dagli investigatori (i carabinieri del Nas), oltre 200 pazienti hanno confermato la ricostruzione. Ben diversa la lettura della difesa che, nella requisitoria, ha puntualizzato come il professor Favero abbia sempre agito nell’interesse dei pazienti. E hanno parlato di una sorta di agente provocatore a proposito dell’autore del filmato: spiegazione che non ha per nulla convinto il giudice, tranne che per l’ipotesi del falso (una lettera trasmessa da Favero al vertice dell’Azienda ospedaliera per negare un conflitto d’interesse).
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