I «Nanetti» aprono la sfida

Il primo tagliando è per la storica osteria di Treviso, ma i “Soffioni” incalzano
DORO TREVISO AI NANETTI, IN FOTO ANGELA, BEPPE E MASSIMO
DORO TREVISO AI NANETTI, IN FOTO ANGELA, BEPPE E MASSIMO

Il nostro concorso entra nel vivo e cominciano ad arrivare, alla spicciolata, le segnalazioni dei lettori. Il primissimo coupon, ritagliato sull’ultima pagina della Tribun a di Treviso, riguarda la storica hostaria “Dai Nanetti”, vicino a piazza Indipendenza, nel cuore di Treviso. Poi, a stretto giro di posta, molti altri suggerimenti. La seconda proposta, con vista su piazza dei Signori, è il celebre bar “Ai Soffioni”, già immortalato da Pietro Germi in “Signore&Signori”. Ma torniamo alla prima scelta. Un locale caro ai trevisani e noto anche ai turisti. Una tipica osteria, fra damigiane e salami, formaggi e sopresse. Caratteristici gli interni, dove puoi trovare vecchie insegne sul brandy “Stock” accanto alla maglia rossonera di Gattuso. Ma anche originali tabelle sul tasso alcolemico: “un’ombra = va ben; do ombre = sta’ tento; tre ombre = te si ciavà”. Perché “Dai Nanetti” si ritrova la Treviso che è stata, un angolo che il tempo non ha scalfito, una meta obbligata per chi viene da fuori e vuole scoprire la trevigianità. Ma anche un luogo d’incontro per giovani e meno giovani. Allegro, scherzoso, brioso. Dove l’ombra di Prosecco può essere accompagnata dal classico panino con la mortadella. Un locale già vincitore nel 2007 del nostro concorso “Golosesso & Simpatia”. «Siamo soddisfatti per la segnalazione, speriamo ci votino anche altri», commenta Beppe Festa, titolare dell’osteria assieme a Fabio Coz. Dietro al bancone, gli altri collaboratori Massimo, Irene e Angela. Un’osteria che è in realtà, fin dalla sua nascita, un negozio di alimentari con mescita di vino. Si può assaggiare e degustare, portando magari a casa prosciutto crudo o formaggio. Ma c’è pure un’ampia selezione di vini, anche ricercati.

Pasta, olio e castraure. «Si prova e poi magari s'acquista per asporto, puntiamo sui prodotti tipici», ricorda Beppe.

Un’osteria che affonda le sue radici a fine Ottocento: sarebbe stata la seconda licenza della città. L’attuale gestione risale a 20 anni fa, ma Beppe ci lavorava già due anni prima. E perché “Nanetti”? Pare si chiamasse così un’antica osteria di Treviso, ma la sede non era la stessa. Stando invece a un’altra interpretazione, il curioso nome sarebbe legato ai vecchi proprietari - evidentemente di bassa statura - del locale negli anni Cinquanta. «Noi viviamo la quotidianità, dall’operaio al milionario, dal giovane all’anziano, dall’impiegato al disoccupato», prosegue, «Sanno che si può ridere e scambiare qualche battuta in armonia. Possono trovare formaggi affinati, ma anche mozzarelle o cotto alla brace. Si beve, si ciacola. Ma siamo una bottega di alimentari e non facciamo spritz: solo ombre o acqua e vino». Ormai è noto anche ai turisti: «Ci contattano via internet, chiedendoci se possono prenotare camere...».

Mattia Toffoletto

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