I lefebvriani di Treviso: la non motivazione sorprende

Dichiarazione choc di don Floriano Abrahamowicz: «La notizia delle dimissioni del Papa genera perplessità»
TOME SILEA DON FLORIANO ABRAHAMOWICZ IN VIA MATTEOTTI,14 A LANZAGO AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM
TOME SILEA DON FLORIANO ABRAHAMOWICZ IN VIA MATTEOTTI,14 A LANZAGO AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM

«Non conoscendo le dinamiche della chiesa conciliare la notizia genera perplessità ma, soprattutto, sorprende l’aspetto della non motivazione». Il commento alle dimissioni di papa Benedetto XVI è di don Floriano Abrahamowicz, il sacerdote lefebvriano diventato famoso alcuni anni fa quando, alla guida della comunità della Fraternità «San Pio X», a Lanzago di Silea, aveva espresso dubbi sull’esistenza delle camere a gas per gli ebrei.

Pur facendo parte di un ambiente ecclesiale che non riconosce la legittimità dei pontefici quali successori di San Pietro, e per questo detti «sedevacantisti», Abrahamowicz ha rilevato che l’assenza di giustificazioni palesi alle dimissioni del papa porta a una «destabilizzazione». A questo proposito, il sacerdote tradizionalista, allontanato dalla fraternità tre anni fa ed ora animatore di una comunità chiamata «Domun Marcel Levebvre» a Paese, ha ricordato una visita avvenuta nel 1987 da due inviati di Giovanni Paolo II nella casa madre lefebvriana di Econ, in Svizzera, in cui era seminarista.

«In quella circostanza - ha detto - mons. Camillo Perl, in seguito segretario della Commissione pontificia Ecclesia Dei, ci disse chiaramente che il 10% dell’episcopato tedesco era ricattabile. Non ho ovviamente elementi per poter sostenere qualcosa di simile nei confronti di Joseph Ratzinger - ha concluso Abrahamowicz - ma oggi mi tornano in mente quelle parole».

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