I filmati dell’omicidio di Fiera in aula. L’urlo prima dei colpi: «Sei morto»

Nuovi particolari al processo che vede imputati dieci kosovari per la morte di un connazionale a ottobre del 2022
Marco Filippi
La salma di Ragip Kolgeci coperta da un lenzuolo bianco dopo il delitto nel piazzale di Fiera
La salma di Ragip Kolgeci coperta da un lenzuolo bianco dopo il delitto nel piazzale di Fiera

«Adesso sei morto». Queste le parole pronunciate da Afrim Manxhuka nei confronti di Ragip Kolgeci prima di ucciderlo con un fendente alla gamba che gli recise l’arteria femorale. A raccontare in aula i concitati istanti prima della morte dello zio, il kosovaro di 52 anni ucciso la sera del 12 ottobre 2022 a Fiera in viale IV Novembre, davanti al bar “La Musa” è stato il nipote Clirim Kolgeci. Il giovane, impresario edile, in Italia da 7 anni, ha ricostruito i tragici momenti precedenti e durante la rissa che costò la vita allo zio.

«In ballo c’era un debito che un componente del gruppo di Manxhuka doveva saldare con un nostro familiare. Per due volte tentammo di sanare gli attriti, ma Afrim Manxhuka voleva umiliare mio zio e, nell’incontro avvenuto a casa sua, prima della resa dei conti a Fiera, disse a mio zio di mettersi in ginocchio e chiedergli scusa. Andammo a casa ma venti minuti dopo Afrim chiamò mio zio dicendo che ci aspettava davanti al bar La Musa a Fiera. Quando arrivammo vidi Afrim armato di coltello e gli altri con coltelli e spranghe. Noi eravamo disarmati. Dopo aver detto quelle parole a mio zio, Afrim Manxhuka lo accoltellò a una gamba. Vidi mio zio barcollaree prima di cadere Besim Morina (il fratello di Afrim) lo colpì con una spranga. Non so se l’abbia colpito alla testa o alla schiena. Dopo aver visto mio zio morto, loro tentarono di uccidere anche mio cugino Kastriot (il figlio di Ragip, ndr). Io corsi alla macchina e presi un morsetto che usavo per lavoro per difendermi e difenderlo. Poi ricordo le sirene delle ambulanze e il ricovero in ospedale. Afrim riuscì a colpirmi col coltello».

Nel corso dell’udienza di ieri sono stati mostrati in aula i filmati delle telecamere del locale (il bar Smile) dove i due clan opposti di kosovari si incontrarono per un primo chiarimento 24 ore prima della tragedia. E poi anche quelle nei pressi del piazzale di Fiera, accanto al bar La Musa dove Ragip Kolgeci venne ucciso. La rissa, vera a propria, appare invece su un filmato, acquisito dalla polizia, da un cittadino privato che si trovava in zona la notte della tragedia. Una sequenza di pochi secondi in cui si vede, in lontananza i due clan di kosovari fronteggiarsi a colpi di spranga. Dall’audio si sentono anche i rumori metallici dei colpi di spranga. Poi, però, il giovane che filma, viene invitato da un amico ad abbassare il telefonino e ad andarsene per una questione di sicurezza.

I due imputati principali sono Afrim Manxhuka e Valmir Gashi, zio e nipote (difesi dagli avvocati Luigi Fadalti e Mauro Serpico). Il primo è accusato di aver accoltellato la vittima all’addome e alle gambe, il secondo di avergli rifilato una sprangata in testa. I familiari di Ragip Kolgeci, la moglie, i quattro figli e tre nipoti, si sono costituiti parte civile con l’avvocato Fabio Crea. Gli altri otto imputati kosovari, accusati di concorso morale in omicidio sonio difesi dagli avvocati Daniele Panico, Paolo Bottoli, Alessandra Dalla Libera ed Ermira Zuhri.

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