I campanili maestosi dell’Alta Marca come punti esclamativi nelle nostre vallate

In una mostra fotografica itinerante un pezzo di storia delle comunità fra rivalità paesane, bombardamenti, ricostruzione e nuove scoperte 

territori segnati

Si innalzano maestosi fra i tetti delle chiese e dei palazzi punteggiando le colline dell’Alta Marca. I campanili, protagonisti di una bella mostra curata da Fondazione Francesco Fabbri ed esposta nei giorni scorsi a Villa dei Cedri, sono strutture antichissime e ricche di storia, gioielli architettonici che fanno parte del nostro paesaggio. Quelli fotografati da Alberto Sinigaglia (vincitore del Premio Fabbri) hanno l’obiettivo di catalizzare l’attenzione sulla funzione sociologica di queste costruzioni. L’esposizione, che è itinerante e si fermerà prossimamente in vari istituti scolastici, ha proposto suggestive istantanee dei campanili dell’Alta Marca.

diversi ma uguali

A Valdobbiadene, come altrove, i campanili contribuiscono a disegnare la fisionomia del territorio, connotandone la configurazione. Il paradigma è sempre lo stesso, ma la storia di ciascuno è sempre diversa e così lo stile, le dimensioni, i colori.

punti di riferimento

Unici e irripetibili, come gli individui, i campanili, posti a guardia delle chiese, hanno saputo nei secoli attrarre intorno al loro cono d’ombra abitazioni e attività commerciali. È il luogo dove ritornare e quello attorno al quale muoversi. Il maestoso campanile del Duomo di Santa Maria Assunta è opera dell’architetto castellano Francesco Maria Preti che lo terminò nel 1767.

La cuspide, che conferisce alla torre campanaria fattezze asburgiche, fu aggiunta nel 1810 (la frazione di Ron lo replicherà).

«Fra Ron e il centro», ricorda Giovanna Capretta, appassionata di storia locale, «ci sono sempre stati battibecchi e diatribe, tanto che nel 1830, in occasione della sostituzione delle campane del Duomo, le tre campane ad intonazione di “forte concerto” in luogo del campanone e le 4/5 minori, girava una filastrocca che faceva così: “Dirin-den-don, dirin-den-don, xè desmeso el campanon, co le rabie de quei de Ron” .

Con i suoi 73 metri di altezza è uno dei più imponenti campanili veneti.

San Pietro di Barbozza «Per un lungo periodo» racconta don Romeo Penon, «la chiesa ebbe due campanili. Il più antico, in stile romanico, spiccava di fronte alla facciata con il suo corpo circolare; ne fu poi costruito un altro, quello attuale, a lato della strada, con caratteristiche architettoniche completamente diverse. Siamo agli inizi del Novecento e l’arrivo della guerra ne interruppe bruscamente i lavori». Il primo campanile verrà poi abbattuto mentre il secondo rimarrà per sempre incompiuto, senza punta, come accadde per quello di Santo Stefano.

bigolino

Campanile della chiesa di San Michele Arcangelo a Bigolino. Quello che vediamo fu riedificato nel 1924. Era stato ricostruito nel 1752 dopo che, 12 anni prima, un fulmine aveva abbattuto il precedente, rimase in piedi sino alla Grande Guerra. —

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