“I Bambini delle Fate”: a Treviso la Fondazione diventa Spa per aiutare gli autistici

È il primo esempio in Italia di mentalità imprenditoriale applicata al sociale Andrea e Franco Antonello trasformano la disabilità in condizione positiva 

L'impresa di Franco e Andrea non ha confini: la fondazione per aiutare gli autistici diventa una società

TREVISO. Da Fondazione a società per azioni. I Bambini delle Fate, la realtà che aiuta tantissime famiglie con bambini e ragazzi autistici, è il primo esempio in Italia di azienda con applicazione della mentalità imprenditoriale nel settore del sociale.

Gli importi raccolti per il sociale continuano a crescere: dai circa 3,2 milioni del 2016, a fine 2017 siamo attorno ai 4 milioni. E nel 2018 crescono ancora. Un modello che funziona, grazie all’intuizione e allo spirito d’iniziativa del castellano Franco Antonello, che 13 anni fa aveva iniziato a lavorare a un progetto ambizioso. Obiettivo: «Aiutare concretamente i moltissimi giovani che vivono l’autismo, come mio figlio Andrea, e le famiglie che sono meno fortunate della nostra», spiega Antonello. Quand’è avvenuta la trasformazione da Fondazione a Spa e perché?

«I numeri della raccolta, grazie alle donazioni che vengono fatte costantemente dai privati e dalle aziende continua a crescere in modo notevole. A maggio la Fondazione I Bambini delle Fate si è trasformata in Spa, anche per adeguarci alla nuova normativa sul mondo del sociale. Quando sono partito, da solo, 13 anni fa, mi sono messo in gioco, insieme a mio figlio Andrea, perché avevo notato un’anomalia. Da una parte vedevo il mondo dell’impresa che funzionava bene, con manager che lavoravano per garantire il raggiungimento di obiettivi, contribuendo al benessere collettivo.

Dall’altra notavo che molti progetti nel settore del volontariato andavano in fumo: quando aiutare gli altri si riduce a fare la carità, l’elemosina, o si contribuisce come volontari una tantum, non c’è continuità. L’unico modo per garantire un sostegno concreto alle famiglie in situazioni di disagio è applicare l’efficienza dell’impresa al mondo del sociale». Sempre più persone e aziende continuano a donare.

Perché scelgono i Bambini delle Fate? «Abbiamo centinaia di aziende e migliaia di privati che ogni mese contribuiscono con donazioni mensili per sostenere progetti da Bolzano a Ragusa. Chi decide di donare riceve un resoconto mensile, via email, con il dettaglio di quello che si sta facendo: diamo anche i numeri di telefono delle famiglie aiutate e delle persone che concretamente stanno utilizzando i soldi per aiutare bambini, adolescenti e giovani con autismo. Gli stessi dati vengono poi pubblicati sui quotidiani. La trasparenza nel sociale è fondamentale. Nell’aumento delle adesioni ai nostri progetti c’è poi la progressiva crescita della consapevolezza negli imprenditori dell’importanza del ruolo e della responsabilità delle aziende. Ma la soddisfazione più grande in tutto questo è sentire i genitori che plaudono a quello che stiamo facendo».

Qual è l’obiettivo che vi ponete? «Quando ero partito ero solo. Nel tempo ho costruito una squadra di fidati collaboratori che lavorano con cuore a questo progetto portando risultati. A livello direzionale ci sono i miei tre bracci destri: Ugolina Vial, direzione amministrativa, Samuel Mazzoline e Federico Camporese, operatività e progetti. Ciò mi fa ragionevolmente pensare che nei prossimi cinque, sei anni possiamo decuplicare la raccolta. In Italia siamo 60 milioni, arrivare a 50 milioni di raccolta non sarebbe una sorpresa. Sono convinto che si debba sempre pensare in grande, e sono altrettanto certo che si possano raggiungere gli obiettivi».

Da papà con un figlio autistico che consiglio dà alle molte famiglie che affrontano un handicap? «Sono convinto che i casi di autismo siano in costante aumento. Ma non dobbiamo mai piangerci addosso, rimbocchiamoci le maniche, sporchiamoci le mani. Inutile protestare contro le istituzioni o chi in generale sta ai piani alti. Per migliorare la situazione delle famiglie dobbiamo fare rete, alimentare un circuito virtuoso che si muove dal basso.

Ognuno deve fare la sua parte, chi mettendo a disposizione il suo tempo, chi contribuendo economicamente. Il motivo per cui le persone ci cercano è che con mio figlio siamo riuscito a trasformare una situazione di disabilità avvertita come negativa, in una situazione positiva». 

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