Hotel Carletto addio: «Treviso, città morta e tasse troppo alte»

La famiglia Pavan lascia l’albergo che ospitò De Chirico «Si lavorava bene con le grandi mostra, ora è finita»
Di Federico Cipolla
TREVISO 14/9/2004 HOTEL CARLETTO hotel carletto
TREVISO 14/9/2004 HOTEL CARLETTO hotel carletto

Sono passati cinquant’anni. E soprattutto è cambiata una città. Prima Treviso era quella raccontata da Pietro Germi in Signore & Signori, poi è diventata la capitale dello sport, per un periodo ci ha provato anche con la cultura. E ora? «Ora è morta».

La famiglia Pavan chiude l’hotel Carletto dopo 50 anni di attività e lo fa con molta amarezza. Due le motivazioni principali: la crisi economica e, sottolineano, una città morta che non permette di rispondere alle difficoltà.

«La tassa per l’asporto rifiuti è di 27 mila euro all’anno. E che rifiuti producevamo? Non avevamo nemmeno il ristorante, forse le sigarette nei posacenere. E poi c’è l’imu che per il 2012 sarà di circa 50 mila euro», spiegano dal Bed & breakfast Annamaria a Pezzan di Istrana dove ora la famiglia Pavan concentrerà l’attività.

«Abbiamo chiesto un prestito per restaurare l’albergo, e le banche chiedono interessi insostenibili. Quindi abbiamo deciso di lasciare, non ne vale più la pena».

E col senno di poi, la memoria della famiglia va a qualche anno fa, quando, al tempo delle mostre degli Impressionisti a Ca’ dei Carraresi, una catena francese di alberghi fece un offerta di acquisto da 20 milioni di euro, «e rifiutammo perché credevamo in questa città. Ma purtroppo da quel momento in poi è cominciato un declino che non sembra essersi ancora fermato».

Il Carletto ha vissuto anni di autentico splendore. Numerosi gli artisti e le personalità che vi soggiornarono, da De Chirico a Giovanni Comisso. Ora sembrano solo fotografie sbiadite. In cinquant’anni è cambiato tutto, e ora l’edificio di via Bibano resterà lì come uno scheletro.

«Certo la crisi del settore è generale, a Firenze il 70 per cento degli hotel sono in vendita. Ma la città di Treviso non ha aiutato gli albergatori», proseguono i titolari.

«E, sia chiaro, nessun ruolo ha la concorrenza di Bhr o Maggior Consiglio. Quando arrivano grandi hotel, ne guadagnano tutti». Sì perché, spiegano gli albergatori, il movimento chiama movimento: se lavorano le grandi catene, si riempiono anche i piccoli alberghi.La famiglia Pavan resterà comunque nel settore alberghiero.

Anche perché spiegano «tutte le esperienze che abbiamo fatto sono state positive, come a Jesolo e con la catena City Hotel. Solo qui è andata male». Le loro attenzioni saranno tutte dedicate al Relais Villa Anna Maria, a Pezzan di Istrana. Destinata a diventare un oasi di lusso, in una struttura più piccola ma dove i clienti saranno coccolati. Intanto Treviso perde un atro pezzo della città che fu.

L’assessore al turismo Beppe Mauro ha voluto però rispedire al mittente le accuse. «Dispiace sempre che un attività storica chiuda», sottolinea, «D’altra parte non si può che prendere atto che la famiglia Pavan ha deciso di concentrare i propri investimenti in altri luoghi. Riguarda al severo giudizio su Treviso, rilevo che il capoluogo ha il più alto numero di presenze in una provincia che ha avuto nell’ultimo anno la migliore performance in termini di crescita turistica del Veneto, regione più turistica d’Italia. Sono dati che non autorizzano particolare giubilo, ma neppure legittimano giudizi così severi».

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