«Ho bruciato le auto per vendicarmi»

Igor De Mori di 36 anni, ha confessato: ha appiccato il fuoco per colpire il suo ex datore di lavoro che l’aveva licenziato
Di Federico De Wolanski

VALDOBBIADENE. Un incendio per vendetta. Un rogo doloso alimentato dalla rabbia per il licenziamento avvenuto tre anni fa. Ecco le ragioni che hanno portato Igor De Mori, 36enne di Pieve di Soligo, a date fuoco all’auto dell’ex dirigente, giovedì scorso, causando il rogo che ha distrutto tre autovetture e parte di un’abitazione, creando il panico in via Berti, a San Pietro di Barbozza.

Ad incastralo sono state le indagini dei carabinieri di Vittorio Veneto e Valdobbiadene che da giovedì notte hanno iniziato a setacciare la vita delle tre persone che nell’attentato incendiario avevano visto bruciare le proprie auto, e tutti i potenziali testimoni o le persone informate sui fatti. I carabinieri hanno ascoltato una trentina di persone tra cui anche baristi e ristoratori della zona. Tutto per rintracciare qualche indizio che confermasse quella ipotesi che minuto dopo minuto prendeva corpo: il rogo doloso. Diversi gli elementi che avevano aperto questa strada. Tre fondamentali: il fatto che le tre auto fossero quasi nuove; che fossero state parcheggiate sotto la tettoia della foresteria di via Berti già da alcune ore; che non ci fossero le condizioni climatiche da lasciare supporre un surriscaldamento autonomo. Da lì le ricerche, che hanno portato a focalizzare l’attenzione su una macchina: una Peugeot bianca, avvistata nelle vicinanze di via Berti nel lasso di tempo poco prima del rogo e subito dopo. La chiave di volta di tutta l’indagine l’ha fornita un controllo stradale effettuato proprio la sera dell’attentato lungo la statale che collega Valdobbiadene a Pieve di Soligo. Lì, una pattuglia aveva fermato proprio la Peugeot, intestata a un uomo di 36 anni, operaio. Con quel piccolo dettaglio i militari coordinati dal capitano Carraro hanno ricominciato le audizioni per capire se l’automobilista fosse conosciuto. Ed è stata proprio la sua fotografia, mostrata alle vittime del rogo alle auto, a far emergere il passato. L’uomo è un ex dipendente della Colomberotto carni, la ditta per cui lavorava (come dirigente) una delle persone colpite dall’incendio. Era stato licenziato per «questioni disciplinari» tre anni prima e da allora non aveva più trovato lavoro. Convocato in caserma dopo una perquisizione, ha confessato: «mi hanno rovinato la reputazione» ha detto, «non trovo più lavoro a causa della Colomberotto. Mi volevo vendicare». Ora dovrà rispondere di incendio aggravato e danneggiamento, e dovrà pagare migliaia di euro di danni. Per appiccare le fiamme aveva usato della diavolina posizionata sopra le gomme dell’auto del suo ex dirigente.

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